Una pace… forse una preghiera

Di Gattonero

La pace è cercata da tutti, a parole, citata assai, con foga ed amore. C’è chi per lei prega e in lei si spera, ma più si va avanti più è una chimera. Per difender la pace si fa la guerra, gente ammazzata che va sottoterra.   Siam tutti armati, tutti in difesa, guardiamo in cagnesco la mano tesa. Con pietre o lame o bombardieri, la pace uccidiamo, oggi come ieri.

Millanta morti portano la scritta riposa in pace, ma la pace è finita. E questa pace, il cuore orante chiede che sia… immantinente. Ma c’è una pace che non si sogna, quella dei sensi, nessuno l’agogna. Si gioca tutto in una partita, con la palla che corre, cercando la via diritta.   Si scende in campo, novanta minuti, o son novant’anni, quelli vissuti.

Poi c’è il recupero, poi i supplementi, più passa il tempo più sono pesanti. Poi, senza sosta, ci sono i rigori, a bruciare, stentati, gli ultimi ardori. Si può provare con la pastiglietta, per farne una in più, ma poco diletta. Forse si riesce ancora a godere, ma non è più lo stesso piacere. Non è più l’amore a dare la spinta, solo la chimica fornisce la grinta.

Si procede al lancio della moneta, sia testa o croce più non importa. C’è pure il rischio dell’antidoping, se è positivo si deve fare outing. È sempre un vanto l’esser virile, ma con l’aiutino diventa puerile. L’arbitro fischia, il tempo è scaduto, il passo è incerto, il capo canuto. Si lascia il campo, per fine partita, c’è un’altra gara, questa è finita.

Si va in trasferta, c’è un manto di terra, la pace è raggiunta, finita è la guerra. Per questa pace non c’è una data, alle greche calende sia rimandata.

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