Di ammosciate rivoluzioni patriotizzate
Articolo e foto di Martino Ciano
Nel qualunquismo del perfetto populismo, soggiogato dall’attrazione fatale per il dubbio sull’italianità, assisto al film della nazione anzitempo svenduta che va a caccia del suo Made in Italy. Ricerco tra le ricette di mia nonna la Sovranità alimentare, nonché i ricordi della cucina povera che ottime vitamine e proteine ha rilasciato e continua a rilasciare nel mio corpo. Ma con maggiore interesse mi concentro sul Merito, questa parola istituzionalizzata e burocraticamente ammessa sulle insegne del Dicastero dell’Istruzione, che non ha mai protetto la Cultura, ma ha sempre abbassato gli occhi davanti alle interferenze, sovvenzionando cervellotiche austerità del pensiero.
Mi piace la neo patria dei patrioti patriotizzati, coloro i quali si immischiano in situazioni incoerenti. Si pensi a chi oggi parla di Natalità in regioni in cui nascere è un peccato, in cui non esiste ombra di Sanità né mentale né corporale. La Calabria ad esempio è un caso africano nel mezzo della neo-patria. Quante contraddizioni in poche parole, mentre nuove gerarchie già si vedono all’orizzonte; sono composte da uomini che oggi parlano di democrazia. Ognuno dice ciò che vuole, ormai. Anch’io posso sottoscrivere con ilarità qualunquistica il mio memento audere semper. Infatti, sono audace nella caducità.
Chissà se i nazionalisti hanno mai letto Satta e il suo De Profundis, soprattutto quella parte in cui lo scrittore sardo racconta di un borghese che si addormenta tranquillo sentendo parlare della Campagna di Russia, in cui tanti italiani stavano morendo. Ma gli stenti, si sa, sono di chi li vive, chi non è toccato si sente salvo e qualsiasi cosa gli va bene. Eppure, oggi provo simpatia per questo sentimento patriota, anche per questa meraviglia destata dalla femminilità ritrovata nell’Italia per cui la donna è sempre rimasta femmina da marcare e depredare.
Il gioco è questo, si vuole inserire un po’ di ideologia all’interno di un quadro moscio, in cui ogni linea è stata tracciata seguendo rigide logiche extranazionali. Poi però quando i signori del Capitale e delle Lobby, a cui destra e sinistra hanno dato ragione con il capo basso negli anni scorsi, diranno Amici cari, lo spettacolo è finito, cosa faranno loro? Spunterà un nuovo Purgatorio politico, in cui ognuno sconterà i propri peccati veniali, fatti di parole identitarie, patriottiche, nostalgiche? Io me li immagino questi patriotizzati che nei loro salotti ancora ricordano il volo su Vienna di D’Annunzio, o l’impresa di Fiume e la sua Repubblica ardita e sociale, o l’Abissinia sconquassata, o lo spezzare le reni alla Grecia, e magari anche una lacrimuccia cade dai loro occhi in quei momenti. La stessa cosa avviene dalle parti dei sinistranti, che si sollazzano con la Rivoluzione d’Ottobre, o con il marxismo che non hanno mai letto a fondo. Ma perché piangere, che tanto loro si sono seduti e l’unico pensiero sono le bollette di luce e gas.
Terminato il tempo delle ideologie, in favore dello spostamento democratico verso la pratica provare per credere, ci affidiamo come le pie donne s’affidano al Signore. Tentar non nuoce, anche con Dio.