9 storie luminose. Güstin e il bene che si fa male

9 storie luminose. Güstin e il bene che si fa male

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “9 storie luminose” di Jo Güstin, Il ramo e la foglia Editore, 2024, traduzione Luca Bondioli

L’incontro-scontro tra etnie e civiltà diverse, il disagio di chi si trova a essere confinato in una minoranza o dalla parte “sbagliata” della storia e del mondo, la quotidianità che ci pone tutti su una bilancia cinica, su cui ciò che consideriamo per noi un “bene” per qualcun altro è un “male”.

“9 storie luminose” della scrittrice franco-camerunese Jo Güstin ci dà la possibilità di entrare in contatto con qualcosa di distante, che vive lontano dai nostri occhi e dalle nostre categorie di pensiero. Ci parla di mancata integrazione, di mentalità che non chiedono di essere emancipate, di apolidi che soffrono per il non riconoscimento di una loro identità.

Personaggi divisi tra Africa ed Europa, tra speranze di una vita migliore, ma anche intrappolati in un atteggiamento di chiusura verso il resto del mondo, costellano un libro breve, composto di racconti densi, carichi di immagini che non appartengono alla nostra società, di comportamenti che riteniamo crudeli, ma che sono pur sempre una risposta alle nostre convinzioni e alla grande fede che riponiamo nella nostra “superiorità”.

Paese che vai, usanze che trovi; eppure, “9 storie luminose” non ha nessuna pretesa di marcare dei confini, di incensare o di demolire un sistema sociale o una cultura. Il suo unico scopo è quello di sottolineare le differenze, ciò che è riconciliabile da ciò che non lo è, mostrandoci che spartire le cose tra “buone e cattive” è un appagante gioco solo per chi pensa di avere il controllo del mondo.

Tra situazioni ambigue, in cui si mischiano caratteri affetti da un forte complesso identitario e che proprio perciò sentono ancora gli effetti della decolonizzazione, Güstin si pone al limite e osserva. Alcuni racconti sembrano favole, perché a dominare è un linguaggio onirico che cattura l’uomo nella sua totalità.

Nessuna operazione nostalgica, di rivalutazione degli oppressi, di manierismo umanitario o di revisione storica. In “9 storie luminose” si ode la voce di uno scontro presente a ogni latitudine: quello tra bene, male e le varie interpretazioni che si mettono in moto ogni qualvolta bisogna dare un senso logico agli eventi.

 

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