TikTok. La guerra sul comò
Di Martino Ciano
E noi corriamo dietro alla fame di vita prodotta dalla guerra russo-ucraina.
Indignati guardiamo i carnefici, mentre con una lacrimuccia ci soffermiamo sui profughi, soprattutto sui bambini che mai dovrebbero assistere alla distruzione.
Oh docili spettatori, chi spettacolarizza con parole d’amore e di odio il conflitto viene messo in croce ed è giusto che sia così perché la guerra è una cosa seria.
Avanti quindi con le bandiere ucraine su Facebook, ché anche questa è una necessità. E poi, la prima fonte di informazione del conflitto è TikTok, quel popolare social che molti di noi usano per mostrarsi allegri e trasfigurati.
Musica trap-trip-house-techno-beat accompagna le immagini dei soldati alle prese con i combattimenti, degli aerei che sganciano bombe, dei cronisti improvvisati che raccontano da luoghi improbabili le scene di un conflitto spettacolare in cui anche la morte assume un volto ironico.
Morte ai sabotatori, grida l’Occidente che vuole solo la verità, quella fottuta verità che nessuno racconterà mai, perché in guerra non esiste la fottuta verità.
E mentre anche noi usiamo TikTok per spartirci la gloria del popolo di internet reso esausto da una giornata di duro lavoro o dalla ricerca dei supermercati in cui i prezzi sono sempre modici, ecco che qualcuno fa soldi a palate con le nostre performance. Monetizza i nostri culi al vento, i nostri sorrisi, i nostri dispiaceri, le nostre pazzie, il nostro sesso digitale.
TikTok, la guerra sul comò… perché tanti guardano i cellulari prima di addormentarsi o stando spaparanzati sul divano, con la cena che ribolle nello stomaco. Ruttiamo sazi, mentre guardiamo immagini musicate.
Dai signori, la guerra è bella. È un’opera umana alla quale tutti partecipiamo. Per renderla più duratura basta restare indifferenti, magari lavarsi la coscienza mandando un aiutino come una coperta, un pantalone che non si usa più, quattro spiccioli alle associazioni umanitarie che possono comprare mezzo chilo di pasta.
1987… E noi, figli degli opulenti anni Ottanta, non ci siamo dimenticati quando da bambini ballavamo Boys di Sabrina Salerno, mentre poco lontano dalle nostre case sicure c’era ancora la Guerra Fredda che aleggiava sul mondo diviso in due blocchi. Un anno prima, le radiazioni di Chernobyl avevano preso a danzare intorno alle nostre tiroidi. Eppure, siamo cresciuti bene.
Benissimo!
Ed ora musica Maestro!