Stranizza d’amuri: una storia d’amore travolgente
Articolo di Adriana Sabato. Foto: Simone Tinella, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Stranizza d’amuri: bello il film di Giuseppe Fiorello, bello e intenso al tempo stesso, va a toccare delle corde che preferiamo tenere nascoste per paura dell’altrui opinione. Fanno da sfondo alle vicende vissute dai protagonisti del film, (Giorgio Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, 15 anni, interpretati da Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto), bellissimi luoghi della Sicilia: Marzamemi, Ferla, Buscemi, Priolo e Pachino, Noto, piccolo gioiello dalle origini antichissime, e icona del barocco siciliano.
Nonostante la lunghezza del film (2 ore e venti minuti) coerentemente associata allo scorrere del tempo in un paesino della Sicilia nel 1980, quando l’Italia si prepara a vincere i Mondiali di calcio e a ritmi di vita sicuramente diversi da quelli delle grandi città, la trama è trascinante e risulta attraente seguire nel dettaglio lo svolgersi della storia. Quella che narra la purezza contagiosa di una verità fatta d’amicizia e di amore che sboccia all’improvviso e rispecchia la lentezza, anche, di chi ha l’età per assaporare ogni attimo e per scoprirsi mentre scopre l’altra persona.
Giuseppe Fiorello firma un film d’esordio di quelli memorabili, pescando tanto nella cronaca quanto nella sua esperienza di vita. Per narrare lo sconvolgente delitto di Giarre del 1980, in cui due adolescenti gay furono ritrovati uccisi perché ‘colpevoli’ di amarsi, racconta la Sicilia che ha vissuto in prima persona, con i suoi contrasti paesaggistici (il mare dai colori unici e le ciminiere sullo sfondo, gli spazi sconfinati e le mura domestiche claustrofobiche) e mentali (la generosità dell’ospitalità da una parte, la mentalità chiusa, patriarcale e ancorata a tradizioni secolari dall’altra).
Non c’è giusto o sbagliato, non ci sono buoni e cattivi, c’è una storia d’amore travolgente pluridimensionale e vista come pericolosa perché in grado di sovvertire un intero sistema di valori. Un sistema che oggi definiremmo violento, tossico e omofobo, ma che Fiorello ha il merito di descrivere con onestà e senza retorica, sorvolando sul giudizio e mostrando con estrema onestà quanta discriminazione si consumi tanto nei baretti di quartiere quanto tra le mura domestiche. Malgrado questo, Stranizza d’amuri non vuole essere un film di denuncia, ma un godibilissimo inno alla vita e alla libertà di amarsi e tutto questo sulle note di Franco Battiato, del quale Fiorello è un grande fan e che viene omaggiato a più riprese lasciando la cura della colonna sonora al suo mentore, Giovanni Caccamo e da Leonardo Milani. Da vedere.