Ora ci dicono che abbiamo sbagliato tutto
Articolo e foto di Martino Ciano
Dicono che ora sia un peccato mortale rincorrere il successo. Infatti, c’è una nuova tendenza che invita alla parsimonia delle emozioni e alla morigeratezza dei costumi. Insomma, dopo essere stati allevati al “tu vali, punta su te stesso”, qualcuno ci suggerisce che non ne vale la pena, che questo modello comportamentale è sbagliato.
Alcuni paragonano questa presa di coscienza a una sorta di decrescita felice: avere meno per essere meno stressati, perché il desiderio insaziabile causa l’estenuante corsa all’accaparramento. La lezioncina ci viene impartita da chi presuppone che tutti abbiano vissuto un’età dell’oro in cui ogni tentazione, o quasi, è stata soddisfatta.
Dimenticano invece che le disuguaglianze sono aumentate e che pochi hanno preso tutto ciò che potevano, mentre la maggior parte è stata illusa. Il diritto all’ipocrisia è un po’ come quello al buonismo, possiamo decantare successi e possiamo addirittura essere acclamati, ma resta nulla. Vero?
L’aumento della povertà… a che serve parlarne, lo fanno già altri. Ho conosciuto anche la povertà della fiducia, la peggiore delle piaghe. Questo bisogno di primeggiare secondo l’imperativo categorico del “tu vali” ha reso carne da macello ogni azione umana, ogni emozione.
Ora ci dicono che “tutto è stato sbagliato”, ci vuole una purificazione dei desideri. Per chi? Adesso che tutti sono frustrati per ciò che non è andato, c’è solo nostalgia per la serenità perduta, mentre complessi esistenziali, nuovi e atavici, tornano come delle antiche malattie, quali colera e il tifo. E vedo persone che “vogliono”, consapevoli che “non avranno”, ma che fanno di tutto per possedere. Fossero anche cose di poco conto, per loro tutto ha assunto il valore di una grande impresa; persino salire la scalinata di un condominio.
Ecco, sto guardando una trasmissione televisiva nella quale uomini e donne provano a conquistarsi. Alfa contro beta, beta contro qualcosa… il pubblico fischia e applaude, un paio di opinionisti dirigono la discussione. Giusto e sbagliato, orgoglio e pregiudizio, amore e altre cazzate servite come se fossero argomenti d’alto valore. È banale tutto, persino la banalità insita nelle cose. Il senso è tautologico, ossia è presente in sé; è per sé stesso e per nessun altro. Qualcuno vorrebbe essere al loro posto, però.
La donna e l’uomo di terza età litigano. Lei è stata ferita nel suo romanticismo dall’uomo che le ha leccato le ginocchia. Ciò è avvenuto mentre entrambi provavano a fare dei piegamenti su un tappetino… e adesso litigano, mentre su un altro canale, in un’altra trasmissione, ci dicono che “tutto è frutto di un madornale errore”.