Stelle fredde. L’allucinazione di Guido Piovene

Stelle fredde. L’allucinazione di Guido Piovene

Articolo di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio

Questo dialogare con la morte. Questo chiudersi in una vita privata, così scevra di ogni rapporto umano tanto da rendere tutto freddo e allucinato.

Le stelle fredde, romanzo di Guido Piovene, libro vincitore del Premio Strega nel 1970, è una gemma preziosa da custodire. Si incastona alla perfezione in quella letteratura della disintegrazione dell’io. Un’opera così simile a Dissipatio Hg di Guido Morselli. Chissà, forse era un sentire comune che avvolse l’Italia di quegli anni, perché proprio in quel periodo lo scrittore bolognese, che si tolse la vita nel 1973, stava componendo quest’altro capolavoro.

Sono i germi dell’alienazione, del nulla che avanza, della morte dell’Occidente. E così Piovene guarda all’oltre e crea un personaggio che odia la realtà, tanto da sfuggire a ogni incontro con il presente. Ma anche l’aldilà, luogo di serenità e di felicità, non è poi così interessante come ognuno di noi se lo immagina. Toccante l’incontro tra il protagonista e Dostoevskij. Lo scrittore russo racconta di un posto privo di emozioni, dove tutti si trascinano alla ricerca di qualcosa… devono aver fede, ma non sanno in che cosa o in chi… camminano in una beatitudine che li danna, in una dannazione che li rende ebeti. Un’eternità senza senso, un non senso che fa sembrare la vita sulla Terra qualcosa di meraviglioso. In queste contraddizioni si muove l’intero libro.

Le stelle fredde ci viene presentato come un giallo metafisico. Piovene ama giocare con le opposizioni e fare a pezzi tutto quell’insieme di regole morali che per decenni ha reso la società italiana una gretta pantomima di se stessa. Il protagonista è un uomo in perenne fuga. Lascia il suo lavoro, abbandona la sua compagna, torna a casa del padre, assiste a un omicidio e nonostante sia innocente decide di nascondersi. Sono tutte azioni che compie con passività, con freddezza. Eppure, in lui non vi è un barlume di lucidità, anzi, non ha neanche coscienza del suo stato d’animo.

È una scrittura allucinata quella che ci propone Piovene. Incede e scalfisce. È un libro da leggere, da scoprire e da riproporre al grande pubblico.

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