Perdita
Prosa e foto di Riccardo Sapia
Esiste una parola che può senz’altro riassumere la mia vita degli ultimi anni, questa parola è “perdita”. Continuo, mio malgrado, a perdere puntualmente qualcosa, tanto da diventare in alcune circostanze lo zimbello di casa, sì, perché a casa nostra ogni “stranezza” diventa fonte di altrui divertimento, giusto per sdrammatizzare, insomma!
Comunque sia, stendendo un velo pietoso sulle mie perdite “particolari”, il cui oggetto del contendere è stato un “soggetto”, più che un “oggetto”, quasi ogni giorno mi accorgo di avere perso qualcosa. E quanto più ritenevo che questo qualcosa fosse indispensabile, tanto più facilmente mi è capitato di riuscire ad elaborarne l’assenza. Mi capita di perdere di tutto: soldi, lettere, parole, odori, immagini.
Alcune pian piano si confondono con ciò che rimane, si dissolvono anche. Altre rimangono nella memoria, e anche lì, grazie al potere magico dell’oblio, varcano il confine del reale, approdando su un territorio che, grazie alla nostra innata fantasia, solo a noi è dato conoscere.
Alla perdita si sopravvive e, soprattutto, ci si abitua. A malincuore, forse, ma ci si abitua. E questo nostro riuscire a sopravvivere ai drastici cambiamenti contro cui ci scontriamo, nostro malgrado, rappresenta ciò che più ci accomuna agli altri animali, quali in fin dei conti siamo.
Per il resto, loro, gli altri “animali”, sono andati avanti, molto più avanti di noi. Hanno conquistato quel saper vivere civile, quel pieno rispetto reciproco in seno alla comunità, che a noi, purtroppo, ancora manca. Intanto, sto ricostruendo i dettagli di questa immagine del mio passato e farò di tutto per riuscirci, nella speranza che l’oblio, in seguito, non faccia il suo sporco lavoro.