Correzione: un omaggio a Roithamer

Correzione: un omaggio a Roithamer

Recensione di Martino Ciano già pubblicata su Zona di Disagio

Tutta la nostra vita è una falsificazione che sottoponiamo a una costante correzione, fin quando non giungiamo all’ultima decisiva correzione: il suicidio.

È un messaggio duro quello che giunge da Correzione di Thomas Bernhard. Il secondo romanzo dello scrittore austriaco è una pietra miliare della letteratura mondiale, ma va letto con molta attenzione, senza farsi ingannare dal suo pessimismo-ironico e dal suo suadente cinismo. La figura del protagonista Roithamer ammalia il lettore; le sue parole sono angoscianti, tragiche, malate.

Lui vuole costruire un cono per sua sorella. Un cono che sarà una dimora felice; una gabbia dorata, che è anche proiezione materiale del pensiero logico-matematico del folle Roithamer. Per progettare questa abitazione impiega anni; per metterla su carta ha bisogno di isolarsi nella soffitta di Höller, che ama imbalsamare animali morti. Roithamer è un professore, si muove tra Cambridge e l’Austria, ma non trova pace se non nella soffitta; in questo luogo distaccato egli pensa, progetta e corregge, e solo il cono è un simbolo perfetto del suo linguaggio privato, il resto è un vuoto chiacchiericcio che si manifesta in disquisizioni ininterrotte, in versi infiniti che si accavallano in maniera esponenziale. E alla fine di questo percorso di parole, di proposizioni logiche e non logiche, di senso e non senso, Roithamer raggiunge la radura… luogo della sua ultima correzione.

La falsificazione è in tutto ciò che egli ha creduto, in tutto ciò che vede e tocca, in tutto ciò che pensa. Non esistono certezze al di là delle mura della soffitta di Höller; solo in questo luogo solitario egli è puro.

Il romanzo di Thomas Bernhard è un omaggio al pensiero di Wittgenstein, tant’è che Roithamer è in tutto e per tutto il filosofo austriaco che studiò la logica del linguaggio. La sua correzione è un chiarire-proposizioni, un interrogare il pensiero finché non si giunge nello strato più profondo dell’abisso. Non è una biografia. Sappiamo bene che Wittgenstein morì per ben altri motivi, ma sappiamo anche che per anni si dedicò alla progettazione di una casa per l’amata sorella. Bernhard ha preso in prestito la sua figura, l’ha elevata al di sopra della logica, di cui lo stesso Wittgenstein non si fidava del tutto, e ha costruito uno dei personaggi più importanti della letteratura mondiale. Secondo, ma questa è solo una mia opinione, solo al principe di Saurau di Perturbamento, altro capolavoro di Bernhard.

La falsificazione di Roithamer è la seguente: credere di poter proiettare il suo pensiero nel mondo, in uno spazio sensibile. Quando questa falsificazione diventa evidente, per il protagonista c’è solo una via di uscita: chiudere i conti con la vita. La correzione finale messa in atto da Roithamer nella radura è l’unico fatto che può accadere una volta che tutte le illusioni sono cadute, e quando ogni tentativo di correzione appare ininfluente.

Non è possibile una vera chiarezza, ma solo una chiarezza generica, approssimativa, non è possibile una conoscenza effettiva, ma solo approssimativa, tutto è sempre solo approssimativo e può essere sempre solo approssimativo.

La chiarezza è impossibile all’uomo. Tutt’al più esistono convinzioni che abbacinano. Dopo aver scritto il suo Tractatus, Wittgenstein ha pensato a come distruggerlo, in quella serie di appunti e brevi saggi che furono pubblicati dopo la sua morte. Proprio questa autodistruzione del pensiero, messa in atto dal filosofo austriaco, ha affascinato Thomas Bernhard. Il titolo Correzione, in fondo, vuol dire proprio questo; e altro non è se non il tentativo di riassumere in un’unica parola una vita intera.

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