Narcotopia. Patrick Winn e la storia della “droga” dei Wa

Narcotopia. Patrick Winn e la storia della “droga” dei Wa

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Narcotopia” di Patrick Winn, Adelphi, 2024

Libri come questo di Patrick Winn aiutano a capire molto su come il potere agisce nel mondo, silenziosamente, decidendo per tutti. “Narcotopia” è una di quelle inchieste che ti svela quanto ognuno di noi sia solo uno spettatore e di come anche le piccole rivoluzioni quotidiane siano parte di un disegno che astuti strateghi hanno già pronto da tempo.

Se su questa storia venisse girato un film, potremmo tranquillamente pensare che la sceneggiatura sia stata tratta da un libro di Philip Dick; la realtà invece supera la fantasia e, ancora una volta, ciò ci fa intendere che certi segreti possono essere svelati solo quando tutto si è compiuto.

E i sospetti, i dubbi sollevati da coloro che hanno cercato di portare alla luce certi avvenimenti, dove li mettiamo? Purtroppo, Narcotopia ci dice anche questo…

Nel suo corposo testo, Winn ci racconta di come una tribù di tagliatori teste, amante della caccia all’uomo, dagli usi e dai costumi quasi primitivi, sia stata capace di creare uno Stato potente, ancora non riconosciuto dagli organismi internazionali, capace di reggersi sul solo traffico di droga.

Prima grazie alla produzione di eroina derivante dalle ampie coltivazioni di papavero, poi attraverso la commercializzazione di metanfetamine, lo Stato dei Wa agisce meglio di un cartello della droga messicano. Il bello dell’intera faccenda è che all’Occidente è andata e continua ad andare bene così, soprattutto agli Stati Uniti, che, tra collaborazioni di comodo per contrastare l’espansione dell’impero comunista cinese, nonché l’incapacità di riuscire a contenere le spinte indipendentiste di un popolo che mal digeriva le intrusioni esterne, come sempre ha saputo fare il buono e il cattivo tempo.

Tutto comincia alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Un uomo, Saw Lu, spinto dall’educazione ricevuta, ma anche dalla sua fede Battista e anticomunista, ha intenzione di emancipare quel popolo, il suo popolo, considerato il peggiore tra quelli d’Oriente. Possiamo affermare che è lui il protagonista di questo libro e che Winn abbia voluto rendere omaggio a quest’uomo di buona volontà. Il suo obiettivo non fu solo quello di costruire la nazione Wa, ma anche di eliminare la nomea che ricadeva sui suoi conterranei, considerati trafficanti di droga senza scrupoli. Da qui inizia la sua scalata, da Signore della Guerra a Leader carismatico, fino a essere perseguitato e a perdere ogni speranza di riuscire nel suo nobile intento.

Uno strano popolo abbarbicato sul confine birmano-cinese…

Quando Winn ha cominciato a scrivere “Narcotopia”, sapeva benissimo che sarebbe stato difficile introdursi nell’impenetrabile Stato dei Wa, così come era a conoscenza del fatto che in pochi avrebbero parlato schiettamente di una storia torbida. Fatto sta che, tra intraprendenza e colpi di fortuna, il reporter americano, che vive a Bangkok, è riuscito nell’impresa, ammettendo però che il suo lavoro è ancora incompleto. 

In questa lunga storia, quindi, troviamo le guerre interne alla Cia, che a sua volta sabota i piani della Dea, l’agenzia antidroga federale degli Stati Uniti, che a sua volta resta nei comodi panni dello spettatore. Dall’altra c’è Saw Lu, con la sua idea di emancipazione e progresso, che avrebbe dovuto rendere i Wa liberi dal traffico di droga e cittadini in uno Stato privo di povertà e ignoranza. Il sogno però si infrange per diversi motivi e le responsabilità sono tanto locali quanto internazionali. 

Poco importò ai colletti bianchi degli Usa, per esempio, che l’eroina dei Wa arrivasse nelle vene dei soldati americani impegnati in Vietnam, così come poco interesserà che agli inizi degli anni Novanta del Ventesimo secolo, un manipolo di semianalfabeti, diventato ricco e potente con l’eroina, inventerà droghe sintetiche, ancora in voga, per aggirare regole, moralismi di facciata e diktat geopolitici. 

Del lato oscuro del potere si scrive in continuazione, quindi questo libro aggiunge solo un’altra tessera all’infinito puzzle mondiale in cui tutti abbiamo un posto scelto dalla volontà altrui. Ciò che resta davvero inspiegabile è perché le masse amino così tanto i propri aguzzini.

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