Liberata. Domenico Dara e le lacrime delle cose immaginate
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Liberata” di Domenico Dara, Feltrinelli, 2024
Liberata ama perdersi tra le cose che immagina, adora costruire mondi alternativi, ma riesce anche a trovare in quei luoghi frutto della sua fantasia una risposta alle sue angosce.
I fotoromanzi sono la sua passione, tramite essi le gioie e i dolori della vita quotidiana possono essere filtrati, sviscerati e interpretati a proprio piacimento; come la ricerca dell’amore, dell’uomo giusto, che deve avere le sembianze di Franco Gasparri, protagonista di quelle storie impresse su carta, nonché mentore dei suoi desideri.
Liberata crede in ciò che non vede, ad esempio nelle trame suggerite dai tarocchi, nelle forze evanescenti che circolano nel cosmo, in invisibili entità che a volte salvano mentre altre volte mettono sgambetti. Non crede però in Dio, forse perché somiglia troppo agli uomini, che, in fondo, se lo sono costruito su misura.
Si innamora di un ragazzo affascinante, simile al suo Gasparri; si chiama Luvio e lavora nell’officina di suo padre, Oreste. Pure su di lui fantastica, infatti convive più con “l’idea che si è fatta di egli” che non con “ciò che è”. Ma Liberata è anche una persona fragile e sfuggente, che si aggrappa ai suoi sogni e a quelli degli altri. Ama però imparare. È una brava dattilografa, perciò accetta di battere a macchina il manoscritto del professore Zangari, appassionato come il padre di entomologia.
Grazie a questa scienza e alle frequentazioni con il solitario studioso, arrivato da un altro paese e rinchiusosi in una casa lontana dal centro, lei scopre che gli insetti vivono poco, ma, nonostante tutto, combattono tenacemente per sopravvivere; proprio a causa della breve durata della loro esistenza non sviluppano i sensori del dolore; inoltre, pur di restare sulla faccia della Terra, queste creature applicano l’autotomia, ossia sacrificano una parte del loro corpo, mutilandosi, in caso di estremo pericolo.
Così Liberata, che a seconda delle situazioni e delle reazioni agli eventi cambia il suo nome con l’emozione che in quell’attimo l’attraversa, trascorre il tempo nel suo paesino calabrese. La storia è ambientata negli anni Settanta del Novecento. Una radio libera che diffonde le notizie più importanti, una stella rossa delle Brigate Rosse che compare all’improvviso e un maniaco seriale che se ne va per le chiese delle province calabresi a tagliare le teste alle statue delle Madonne, ci catapultano in un’ambientazione domestica, a misura d’uomo e a portata di quei misteri che solo le piccole comunità sanno custodire.
Il romanzo di Domenico Dara è tanto lineare quanto complesso; in alcuni momenti sembra che voglia racchiudere la totalità dell’esperienza umana, ma lo scrittore calabrese sa che è impossibile, perciò affida all’immaginazione di Liberata il compito di trasportarci tra quei pensieri umani che ci rendono piacevolmente imperfetti.
Come negli altri suoi romanzi, Dara costruisce un mondo verosimile, senza tempo, capace di essere tanto un’isola felice quanto il centro della Terra. Le dinamiche sociali sono sempre le stesse, così come gli avvenimenti storici spargono i loro effetti in ogni luogo. Proprio l’immaginazione, la fantasia, in alcuni casi la noia della routine permettono di trasformarci in Creature dell’Oltre. Ed è proprio per questo motivo che la nostra protagonista scruta con attenzione gli insetti, in quanto questi esseri, scacciati e classificati come “inutili presenze” da noi uomini, hanno trovato il proprio metodo di sopravvivenza.
Che sia tempo di una metamorfosi?
Sono tanti i personaggi che mi sono rimasti nel cuore alla fine dei libri che ho letto, a questo mio personale Pantheon non posso che aggiungere anche Liberata. Dara come sempre, ed è questa la forza dei suoi romanzi, ci dona un ambiente vivo, ricco di individui imprevedibili, sempre pronti a sorprenderci.
Siamo in presenza di un’opera in cui si mischiano generi diversi; la trama ruota intorno alla risoluzione di un mistero. Ma da calabrese doc e da figlio di un borgo, Dara sa che per uno scrittore i paesini sono inesauribili fonti di ispirazione. Segreti inconfessabili, più per pudore che per gravità, si trovano in ogni angolo. Il loro fascino perseguita le generazioni, fino a diventare patrimonio della comunità.
Liberata sa in quale luogo vive, intuisce e si cala nella realtà. La sua fuga nell’immaginazione è solo un’arma di difesa che evidenzia la sua fragilità. A volte si sentirà “agita” da qualche spettro, in altre circostanze capirà di non essere l’unica a cui il destino riserva sorprese, riconoscendosi una tra i tanti a cui la vita non fa sconti.
Lei però un “Piano B” ce l’ha ed è la sua fantasia. Fantasia che spesso sa liberarla da ogni timore.