I Leoni di Sicilia: una famiglia che da Bagnara conquista Palermo

Recensione di Letizia Falzone. In copertina: La locandina sella serie Tv tratta dal libro “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, Nord, 2019
“Ogni rivoluzione ha un prezzo, ricordalo”.
1799, Bagnara Calabra: un terremoto che quasi uccide la sua famiglia convince Paolo Florio che è giunto il momento di trasferirsi, con la moglie Giuseppina, il figlioletto Vincenzo e il fratello Ignazio a Palermo, per rilevare una drogheria che Barbaro, cognato di Paolo e Ignazio, ha preso nella città siciliana. Giuseppina non è felice del trasferimento, ma non ha scelta e i Florio vanno a Palermo. Qui li attende una “putia” (bottega) in pessimo stato, come la casa dove vanno a vivere, ma nonostante le prime difficoltà, li rende con il tempo i commercianti più ricchi di Palermo. Sarà però soprattutto Vincenzo, il figlio di Paolo, a far diventare l’attività di famiglia un vero e proprio impero: dalle spezie arriva al tonno, al sale, al marsala, allo zolfo.
Ma la storia dei Florio è anche un’epopea che racconta di amore e famiglia. Giuseppina, divisa tra l’amore per suo marito Paolo e i sentimenti inespressi per Ignazio, inizialmente disapprova la relazione tra il figlio e Giulia Portalupi, una giovane milanese che irrompe nella vita di Vincenzo come un turbine e diventa il suo porto sicuro, la roccia inattaccabile. Giulia, forte e intelligente, è una donna che sfida le rigide convenzioni sociali dell’epoca.
Ma, nonostante la ricchezza, Vincenzo verrà sempre guardato dall’alto in basso dai nobili a causa della sua mancanza di un titolo. Per questa ossessione Vincenzo si troverà a sacrificare prima sé stesso e poi i suoi figli.
Dopo aver dato alla luce le figlie illegittime Angela e Giuseppina, Vincenzo, insieme a Giulia, dà alla luce il futuro erede di Casa Florio, Ignazio, che condivide lo stesso nome dello zio. Il giovane Ignazio sposa Giovanna D’Ondes, una donna dura e fragile come il cristallo, ma piena di passione e desiderosa d’amore. Giovanna diventa la chiave che permette a Ignazio e alla famiglia Florio di inserirsi nella cerchia dell’aristocrazia palermitana e siciliana.
Lo scritto di Stefania Auci, pubblicato nel 2019, “I Leoni di Sicilia” ha avuto un grandissimo successo. Inevitabile quindi che diventasse materiale per una serie.
Se c’è una cosa che è indubbiamente apprezzabile in I Leoni di Sicilia è la potenza visiva di questa serie. Merito di una terra bella come poche al mondo, certo, ma merito anche della regia e della fotografia, in cui in alcune scene è evidente l’ispirazione e l’aspirazione del Gattopardo di Visconti.
Grazie alla storia di Paolo, Vincenzo e Ignazio Florio, realmente esistiti, questa volta siamo dalla parte dei non nobili, di quelli che, nonostante la sorte avesse già scelto per loro una vita a testa bassa, decidono invece di alzarla, prendendo in mano il proprio destino. E lo stesso fanno le donne che li accompagnano, con in più l’aggravante di essere, appunto, donne, in un momento storico in cui la moglie era proprietà del marito.
Giuseppina Saffiotti, Giulia Portalupi e Giovanna d’Ondes, non sono solo bellezza e sorrisi a trentadue denti, ma portatrici di una rabbia e un senso di rivalsa che trasmetteranno ai loro figli. Parlando direttamente alle donne contemporanee.
Giulia Portalupi è un personaggio che cambia la storia senza passare alla storia. Una donna ribelle, rivoluzionaria, in contrasto con la società ottusa, bigotta e patriarcale dell’epoca. Lei si ribella dando scandalo, perché semplicemente si sceglie l’uomo che ama, sceglie di uscire dalla sua famiglia, sceglie di leggere, di avere la sua istruzione, di istruire le sue figlie e di poterle rendere libere. E quindi è un personaggio meraviglioso perché noi donne oggi camminiamo sulle spalle di persone come Giulia Portalupi, un personaggio realmente esistito.
I Florio sono uomini dotati di una natura straordinaria: imprenditori visionari, mecenati e filantropi, con interessi in vari settori economici, capaci d’intuizione eccezionali e di una caparbietà ammirevole. Il loro spirito ci ricorda l’Ulisse con il suo sconfinato desiderio di non fermarsi, andando sempre oltre ogni limite conosciuto. Anche i Florio non si accontentano: spostano sempre un po’ più in alto l’asticella, conquistando traguardi che gli altri non hanno neanche avuto modo di scorgere. Non si limitano a guardare al futuro ma sono capaci di crearlo con una lungimiranza che rasenta la preveggenza. Proprio per questo si sentono spesso soli, in cerca di qualcuno cui affidarsi. Perché anche l’eccezionalità ha bisogno dell’amore.
“I Leoni di Sicilia” è una storia positiva, di crescita, di cercare di superare i propri limiti. Una storia di gente che ci prova, che viene da una situazione di povertà ed emigra per andare a cercare fortuna e cerca il riscatto. E questa è una situazione presente nel mondo e in qualche modo ci riguarda tutti. Personaggi che già vivono nel futuro e che sognano un futuro migliore.
Oggi, il nome Florio è ancora ricordato con rispetto e ammirazione in Sicilia per l’enorme contributo che la famiglia ha dato alla cultura, all’industria e al prestigio dell’isola durante il loro periodo di massimo splendore. La loro eredità è ancorata nella storia e nell’identità della Sicilia.