Il salvatore di bambini. Nello Scavo in una storia ucraina

Recensione di Angelo Maddalena. In copertina: “Il salvatore di bambini: una storia ucraina” di Nello Scavo, Feltrinelli, 2024
«C’era una volta nella foresta un orso feroce e prepotente. A tutti gli animali diceva: “Io sono il capo, il più forte di tutti! Ogni sera uno di voi mi farà da cena”». Inizia così “Il salvatore di bambini: una storia ucraina” di Nello Scavo. Il titolo del capitolo è: L’orso e la lepre. Altri capitoli hanno il titolo di una fiaba: per esempio “L’elefante e il nascondiglio. Sono parti iniziali di fiabe ucraine e l’ultimo capitolo è una favola intera: “Il saggio e i tre fratelli”.
Se non fosse che Nello Scavo vive nella realtà che racconta, si potrebbe dire che ricorda lo stile del film “La vita è bella” di Roberto Benigni, ma Nello Scavo non racconta storie che non vive dal di dentro, quindi… questa è un’altra storia! E che sia una storia vissuta dal di dentro, ce lo fa capire qualche descrizione come questa: “Nei cieli della regione sono tornati a farsi vedere i droni spia. Li odio più dei missili, dei razzi e dei pezzi d’artiglieria. Alcune volte li senti ronzare in lontananza, e non sai se sono droni kamikaze che ti verranno incontro con il loro carico di dinamite, oppure se stanno trasmettendo immagini ai comandanti sul terreno che poi dirigeranno il tiro dei cannoni”.
Anche da queste descrizione ti rendi conto che non è una favola o, peggio ancora, una fiction! A pagina 74 racconta di essere riuscito a intervistare Olexander Korniakov, “il più noto fotogiornalista di Kherson”, ricercato per le immagini scattate a marzo del 2022, che era riuscito a scappare da Kherson, città nel sud dell’Ucraina. “I russi lo vogliono morto perché continuava a scattare con la sua Canon mentre loro ammazzavano la gente che era in piazza con i fiori in mano”.
Era il primo giorno di primavera del 2022. Si combatteva da quasi un mese. La folla era andata incontro ai militari russi impugnando fiori e cartelli colorati: “Kherson è Ucraina. Andate via”. Nessuno aveva armi né bottiglie molotov. Korniakov, braccato dai russi, affiderà i suoi scatti a Nello Scavo, dopo averli salvati grazie a una casella virtuale dove ha scaricato l’intero archivio delle immagini scattate dai primi giorni dell’invasione.
Le foto saranno pubblicate su “Avvenire” pochi giorni dopo e faranno il giro del mondo e arriveranno sul tavolo della corte penale internazionale. Su quello stesso tavolo arriva l’accusa a Putin per il crimine di aver sequestrato migliaia di bambini ucraini per “russizzarli”. Un gruppo di bambini però verrà salvato da Volodymyr Sahaidak, così come la sua testimonianza raccolta da Scavo.
Sahaidak è direttore di una Casa per minori a Kherson, e da lì inizia la sua vicenda di “eroe per caso” o “Schindler ucraino”: con stratagemmi da film, falsificando documenti, facendo figurare i minorenni come già dati in affido o in adozione, oppure in cura per gravi malattie, riesce a far scappare i ragazzi e a farli evacuare verso zone sicure.
Dei sessantasette bambini ospitati nel suo centro, cinquantadue sono messi subito in salvo; gli altri, grazie alla sua tenacia, sono stati rintracciati e poi fatti rientrare in Ucraina. Oltre a sequestrare i bambini ucraini, il piano di Putin prevede una sorta di cancellazione della cultura ucraina, attraverso un delirio di riscrittura dei libri di storia e una serie di intimidazioni e minacce agli insegnanti delle scuole di Kherson: “Se non accettate di insegnare in russo e secondo i nuovi programmi, allora dovete andare via subito: le donne lasceranno Kherson, gli insegnanti verranno invece trasferiti nell’esercito e dovranno servire le forze russe”, così dice il funzionario incaricato da Mosca, nella sua veste di “nuovo provveditore agli studi”.
Nel ritmo e nello stile “affabulatorio” e avventuroso di “Il salvatore di bambini” non mancano aneddoti rocamboleschi come quello del vecchietto che “senza premere il grilletto ha sconfitto il nemico”. “Durante la precipitosa ritirata da Kherson sembrava difficile capire perché avessero abbandonato casse di proiettili e persino camionette con il pieno di benzina”. La spiegazione è nel volto ossuto di un nonnetto sdentato e ricurvo”. Il nonnetto racconta che la sera i soldati russi si ubriacavano e lui “durante la notte usciva a prendere un po’ d’aria. Che male poteva fare un vecchio magro e dal passo stanco? Nessuno se ne curava. E nel buio gettava sabbia nei serbatoi dei mezzi militari e delle auto che i militari avevano requisito ai pochi residenti rimasti”.
“Il salvatore di bambini” sotto forma di “favola della realtà”, si conclude con la fiaba Il saggio e i tre fratelli: i primi due fratelli vanno da un saggio e dicono “Pensi che faremmo male a lasciare lo stagno per costruire una casa in montagna?”, ai quali il saggio risponde con la sola parola “Male”. Il terzo fratello pone al saggio la domanda in senso positivo: “E se ci costruissimo una casa sella montagna? Che cosa ci suggerisci di fare?”. E il saggio risponde: “Andrà tutto bene figliolo mio”.
La morale alla fine della fiaba è questa: “Non si può iniziare una buona impresa pensando al male, si deve pensare al meglio”. Nello Scavo ci racconta una storia di sofferenza e di insurrezione della volontà di fare bene, ma senza dar spazio a eventuali buonismi, e nella pagina dei ringraziamenti ci ricorda “la sintesi di Robert Capa: «Non è sempre facile farsi da parte e non poter fare altro che registrare le sofferenze che ci circondano».
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