Il pianto delle faine. Parte Uno

Racconto a cura di Napoleone Dulcetti

«Chi cerca trova».
Zoel non avrebbe mai immaginato che seguire un così banale e decantato proverbio lo avrebbe catapultato nella storia più singolare della sua vita. Scrittore emergente, aveva fatto fortuna grazie alla trasposizione cinematografica di un suo racconto dell’orrore qualche anno prima. Come spesso accade però il blocco dello scrittore lo avvolse in una morsa inaspettata e si ritrovò presto solo, davanti al suo portatile, a scrivere e cancellare trame da sviluppare. Un pomeriggio di dicembre accese il tablet e scrisse sulla barra vuota di YouTube “strani fatti”.

Apparve il video di un blogger e giornalista. Parlava di bizzarre vicende accadute in un paesino vicino, non lontano dal suo. Il giovane youtuber mostrava, con ghigno sadico, le immagini di alcune fosse, le sue parole erano malferme, ma qualcosa era chiaro fra quel mare di frasi grammaticalmente scorrette e indecise. «Buonasera amici fedeli. Ecco, vedete, mi trovo vicino il luogo della scoperta. Devo stare attento, le autorità non vogliono gente non addetta ai lavori nei paraggi. Le vedete? Sono antiche tombe, forse di epoca normanna o longobarda, ma gli studiosi non concordano e le lacune sono molteplici. Il fatto starno, quello che ci interessa insomma, riguardava però il comportamento bizzarro di alcuni animali domestici. Secondo le persone più superstiziose della zona tutto ciò si può ricollegare al ritrovamento di questi sepolcri. Ecco, un contadino, lo conosco, il signor Minicuccio. Buongiorno amico mio. Allora, che succede qui?» Un omone alto e poderoso osservò la telecamera con disprezzo, poi in un dialetto quasi comprensibile disse: «Sono i morti. Non è  bene disturbare il loro riposo. Le mie galline muoiono, le trovo stecchite la mattina, prosciugate, come se qualcuno avesse succhiato via tutto il loro sangue con una cannuccia.»

Zoel rimase scosso da quel video. Potrebbe essere una buona idea: prendersi una pausa e andare lì giù a documentarmi di persona. Quel pensiero lo invase, come un fiume di parole e frasi da incanalare in un racconto. Improvvisamente una marea di intuizioni fece scricchiolare la diga con sopra scritto “BLOCCO DELLO SCRITTORE”. Non ci pesò molto, si accese una sigaretta alla menta e cercò fra l’elenco la lista delle strutture alberghiere nei pressi della zona archeologica. Non trovò nessun hotel o B&B libero, ma una receptionist gli consigliò di chiedere a un contadino che possedeva una fattoria e fittava appartamenti a studenti o appassionati di allevamento tramite un progetto di fattoria-sociale.

Il posto dove avrebbe alloggiato nei seguenti giorni era situato su una collina, non molto distante dalla zona principale dove erano avvenuti i ritrovamenti. A isolare la casa dalle tombe c’era una profonda vallata ricoperta da un fitto bosco di pini e querce, raggiungibile solo attraverso una stradina che serpeggiava verso le montagne e portava all’antico centro storico. Durante il viaggio Zoel fece delle ricerche, scoprendo che altre tombe erano state ritrovate negli anni precedenti, ma esse erano relative a popolazioni che vissero molto prima rispetto a quelle dell’epoca medievale.

Un vecchio fattore lo aspettava fuori al cancello, un signore alto e possente dai capelli bianchi ordinatamente pettinati indietro e coperti in parte da un vecchio cappello di paglia sbiadita. Portava pantaloni scuri e una camicia celeste, il tutto seminascosto da un giubbotto beige di materiale indefinito.

«Benvenuto, l’ aspettavo mezzora fa!» Disse Riccardo.
«Il treno ha fatto ritardo. Non è stato facile trovare un passaggio fino a qui!»
«C’è una navetta che sale su al paese tre volte al giorno, le indicherò gli orari più tardi. Nel frattempo venga, le mostro il suo alloggio.»
«Ne sarei felice.» Disse lui tremando.
«Non prima di averle offerto qualcosa di caldo però, lei sta gelando. Deve coprirsi bene, l’inverno quest’anno è rigido, straordinariamente rigido…»  Continuò il fattore facendo strada.

Riccardo lo introdusse in un piccolo salone. Il fuoco era accesso e scoppiettava nel camino a mattoni rossi. Un segugio dormicchiava alla sinistra del focolare, ma non appena i due si avvicinarono alzò la testa, fissando il suo padrone e lanciando fugaci sguardi sullo straniero.

«Le presento Brix! Ne abbiamo viste di tutti i colori tu ed io, non è vero furbacchione? Nelle battute di caccia è sempre stato il migliore il mio Brix. Vero vecchio mio?» Urlò accarezzando la bestiola.

Che strana coincidenza! Pensò Zoel. Da piccolo aveva avuto un segugio molto simile a quello che ora lo fissava con diffidenza, si chiamava Diana, suo padre lo vinse ad una fiera. Ricordò che dopo qualche mese, diventata troppo irrequieta e ingestibile, dovettero darla via, regalandola ad un amico di suo nonno, un cacciatore grosso e calvo. Provò un senso di colpa e malinconia. Sprofondò sulla poltrona vicino al camino, il freddo intenso lo infastidiva. Il segugio si avvicinò, annusandogli i piedi.

«Anche lei qui per gli scavi?» Chiese il vecchio mentre metteva a bollire l’acqua sul fuoco.»
«Sì, raccolgo informazioni sulle strane vicende accadute di recente. Scrivo racconti dell’orrore.»
«Allora è venuto nel posto giusto!» Proruppe il fattore con una risata fragorosa e rauca. Si fermò, improvvisamente, immobile, serio e pensieroso. Fissò il segugio come se quella bestia fosse a conoscenza di fatti terribili. «Succedono strane cose in queste zone. Da quando quei gran professori hanno riportato alla luce le tombe dissacrate poi… Adesso è peggio, ma si fidi…» Osservando le fiamme danzanti, quasi ipnotizzato.
«Non perdiamoci in chiacchiere, venga, sarà stanco, le faccio vedere il suo alloggio.» Concluse tagliando corto ed evitando di aggiungere ulteriori particolari allo scrittore.
«Che cosa intendeva dire prima?» Chiese Zoel incuriosito dalla frase rimasta sospesa.
«Niente ragazzo mio, solo che qui la gente e un po’ stramba, se ne accorgerà. Avrà modo di scrivere,  tanto.»

Continua…

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