Harmony: l’ultima cosa bella sulla faccia della Terra?

“Harmony: l’ultima cosa bella sulla faccia della Terra?” è la recensione di Gianni Vittorio al libro di Michael Bible pubblicato da Adelphi
“Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio sulla barba. Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto. Siamo i vecchi che avevamo giurato di non diventare mai”
Probabilmente questo è uno degli incipit più belli degli ultimi 10 anni. La letteratura americana si rinnova anche grazie a questo nuovo scrittore, originario del North Carolina. Siamo nella provincia americana, lontana dai riflettori e dall’american dream. La storia ruota attorno a una piccola comunità di un paesino chiamato (direi ironicamente) Harmony.
Si, perché quello che può sembrare una tranquilla cittadina di provincia si rivela invece tutt’altro. Non succede niente di interessante ad Harmony, le giornate trascorrono tranquille. Fino a quando irrompe un personaggio che spezzerà gli equilibri di questi cittadini, dediti alla religione e al lavoro. Iggy, questo è il nome del ragazzo, un bel giorno decide di bruciare la chiesa del paese e lo fa durante la messa. L’incendio causerà una ventina di morti. E questo provocherà delle conseguenze all’interno della comunità. Cosa lo ha spinto a commettere di una crudeltà inaudita? Questa è uno degli interrogativi per cui gli stessi abitanti di Harmony cercano di dare una valida risposta, e loro stesso lettore è chiamato a confrontarsi.
“Forse ero così insensibile che volevo provare qualcosa, anche solo il dolore altrui”
Iggy finirà in carcere e verrà condannato a morte, ma avrà modo di combattere contro i demoni del passato. L’autore costruisce la storia in modo originale facendo raccontare ogni capitolo attraverso altri personaggi (Farber e Nuvola), e quindi altri punti di vista che spostano la narrazione in altri ambienti, e anche il tono e il ritmo cambia. Mentre il punto di osservazione di Iggy è caratterizzato dal ritmo e da situazioni nervose e spiazzanti, le altre storie (narrate dagli altri) si configurano in modo più pacato, quasi a fare da contraltare all’irruenza del “giovane ribelle”.
“Mentre tutti sono raccolti in preghiera, dall’ultima fila Iggy avanza verso il centro della chiesa. Trema, e la benzina che ha portato con sé per darsi fuoco – come quei bonzi che ha visto in rete “
La morte, il dolore, la rabbia, ogni sentimento al centro di questo romanzo si presenta a noi in maniera inedita e muta con il passare delle pagine per poi, appunto, trovare una nuova forma con il capitolo successivo. Quella di Bible è una scrittura evocativa, carica di poesia e pathos, una ballata visionaria, ricca di spunti riflessivi e riferimenti biblici.
Va detto che quando la narrazione si sposta su altri personaggi il punto di interesse cala, ma rimane comunque un ottimo esordio. Una storia di emarginati e perdenti che cercano una via di riscatto senza crederci davvero. La storia di Iggy viene raccontata (si deduce dall’attacco iniziale) da un coro di voci che si interroga su quanto è accaduto 20 anni prima. Le loro voci si alternano ad altre, e si fondono in un flusso di coscienza unico, che rimanda a Faulkner, a quel sud pieno di ombre che sembrano pronte a risucchiarti, di donne e di uomini con i destini segnati.
