Essere donna, forse

“Essere donna, forse” è una poesia di Mimì Burzo. In copertina una foto scattata e rielaborata dall’autore
Andare
camminando il silenzio
scalza attraverso sciami di bocche
che si oppongono alla strada
Con le ossa piegate
mano nella mano
di un Cristo di vetro
e gli occhi totali
puntati in alto
a ricucire le stelle.
Perdurare.
In solitudine.
In questa solitudine ostinata a non lasciarmi
con il piede leggero
che batte un pavimento blu cobalto
e sotto la sua trasparenza
tutte le pupille del mondo
che inseguono il mio calcagno.
Tocco. Farmi toccare le meningi
da una carezza d’acciaio
o forse, magari:- anche:- ancora
dal moto rotondo di un rosario
impigliato sul ginocchio smagliato
con tutto l’intorno
pieno
zuppo
di una televisione che piange
sul vomito di un nano
curvo sotto la mia finestra.
Stare. Semplicemente stare
come mi sta dentro il possesso di questo fiore
quando l’estate mi sporco
tutt’uno con la polvere
ed i piedi
in fine alla giornata
segnati da filatteri di rena nera.
Mi lascio.
Inondata
da un plenilunio
di biglie e d’opposti
in cui si risolve
l’essere del mio essere donna
Un morso
continuo
e fermo nella presa
che torturandomi
mi glorifica.
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