Nuziale di Enrico Marià: poesie affilate come lame di coltelli

Recensione di Marco Masciovecchio. In copertina: “Nuziale” di Enrico Marià, La nave di Teseo, 2025
A due anni e mezzo di distanza da “La direzione del sole”, Enrico Marià è tornato in libreria con Nuziale, la sua nuova raccolta poetica pubblicata anch’essa come la precedente da “La nave di Teseo”. Nuziale è l’ottava raccolta di Marià. Qui la parola, ancor di più che nei libri precedenti, è portata all’essenziale. Marià è una corona di spine; le sue poesie sono sangue vivo, perché le ferite sono aperte come il costato di Cristo quando riappare dopo essere resuscitato.
Liberami della supplica
fino al lampo che affoga,
disciplina del poco
i tizzoni del costato.
***
È il mio cristo
dio delle bestie
nel cielo taurino
una fessura
di croci e binari.
Come scrivono nella prefazione i fratelli D’Innocenzo, la poesia di Enrico Marià “è parola di fuoco, d’abisso, sacrificio e speranza. Parola secca, poesia che è grido. Per raggiungere l’innocenza, per riconoscere la dolcezza e perdonarsi nell’oblio.” Con Nuziale, l’autore racconta pezzi di vita senza nessuna messa in scena, ma solo evidenziando la crudezza della realtà.
È qui che vengo a perdonarmi
dove i caprioli si incastrano
nelle reti di protezione
subendo per liberarsi
l’amputazione delle zampe.
***
Perché è la mia vita.
Ma poi io e te insieme
il riprendere l’uscire,
anche il mangiare
ripetendoti, sulle labbra,
fine pena, il viaggio del nome.
***
Gridami ancora vivo
nella tua pelle così sottile
a spaccarsi di luce il dolore
dove penitenza del corpo
il fidanzarti a mia sposa.
Le sue poesie ci parlano dell’abuso, del carcere, della schiavitù, della tossicodipendenza e di un amore assoluto. Riprendo dalla prefazione altri passi essenziali per far capire meglio la poetica di Enrico Marià: “Di questo grande poeta senti la voce fino a… sentire la tua. Ci credi. Alla tua alla sua. E ti soffermi su ogni singola parola, perché è anche mia. Un dio normale non vuole altro che un amore normale.”
“Questo grande poeta che deve dire la verità, e se sono due verità-due poesie.”
“Questo grande poeta sa essere breve perché sa che c’è da pagare l’affitto. Per chi scrive e per chi legge spesso la vera grande poesia è: rovistare in cerca dei baiocchi. Preoccuparsi. Avere paura di essere rovinati per sempre e aver rovinato chiunque intorno a te, anche il cielo. E ogni ricordo. Essere brevi, farlo con poco.”
Al minorile scalciando
gli scarabei del mare
pregavamo gli orfani
che a bava dei coralli
evaporata verità
il reclutamento
lo sperma delle onde.
Enrico Marià definisce le sue poesie “scarabocchi” e io gli ripeto sempre che mi piacciono da impazzire questi scarabocchi, perché oltre ad essere lame taglienti, esse scarnificano, scavano dentro e non ti lasciano nessuna via di scampo; le senti addosso con la stessa forza del freddo quando ti penetra nelle ossa.
Infine, una chicca sulla scelta del titolo della raccolta. Marià mi confida: “il titolo nasce dopo una notte tremenda dove mi sono chiesto come definire il mio rapporto-relazione con il male che scarabocchio: è uscito Nuziale”.
Per ossari di luce
amarti nuziale
con la stessa forza
di quando i minori
isolati nella scabbia
si tentano nel suicidio.
Chi è Enrico Marià?
Enrico Marià (Novi Ligure, 1977) ha pubblicato le raccolte poetiche: Enrico Marià (Annexia 2004); Rivendicando disperatamente la vita (Annexia 2006); Precipita con me (Editrice Zona 2007); Fino a qui (Puntoacapo 2010); Cosa resta (Puntoacapo 2015), I figli dei cani (Puntoacapo 2019), La direzione del sole (La nave di Teseo 2022). È tradotto in lingua inglese e spagnola.