Fenomenologia del silenzio. Tre domande sulla poesia ad Anna Rita Merico

Fenomenologia del silenzio. Tre domande sulla poesia ad Anna Rita Merico

Articolo di Martino Ciano

Diciassette anni di poesia, di riflessioni. Anna Rita Merico ha deciso di mettere tutto insieme, in un unico volume dal titolo Fenomenologia del silenzio. Nei suoi scritti si nota un filo conduttore che può essere racchiuso in poche parole; ecco perché ho scelto di porle tre domande composte da delle parole-chiave. Ho preferito la sua voce, perché ho compreso quella sua volontà di esprimere in pochi concetti chiari, non ridondanti, privi di retorica, un’essenzialità che tende a mancare a troppi. Con essenzialità non intendo la capacità riassuntiva, ma la forza di centrare il concetto. Buona lettura a tutti voi.

1. La parola, la poesia e la fenomenologia. Il tuo processo creativo qual è?

La parola: sedimento di anni di esperienza e di sguardo che cova il mondo. La poesia: desiderio di giungere al cuore del battito che consente alla vita di essere,

pulsare. Fenomenologia: un pennino di sismografo capace di registrare movimento, andamento esistenziale e di pensiero. Fenomenologia come luogo della stasi, della lettura dell’andamento. Fenomenologia è il rito lento del vivere. Vivo la scrittura come tarlo annodato alla vita, alla quotidianità. Il mio processo creativo è nient’altro che una dinamica dello sguardo sull’esistenza. Gesti, avvenimenti, emozioni, attese, un alito di vento, pensieri sono ingredienti di una farina riposta nella madia del sentire. Da questa madia e in questa madia l’occhio prende, slarga, sintetizza e ne fa parola comunicabile. Non credo ad un percorso creativo staccato dall’esperienza di vita, dalla memoria, dal desiderio di comunicare e “fare” mondo. Ogni processo creativo è un mettere al mondo un mondo che, prima, non esisteva. L’arte, di qualsiasi forma si vesta, ha a che fare con la espressione di universi simbolici impastati di Vita.

2. Preferisci rivolgerti all’immanenza o alla trascendenza?

Non vivo né riesco a percepire una separazione, una frattura tra immanenza e trascendenza. Ritorno allo sguardo: vedo trascendenza a partire da immanenza. Trascendere l’immanenza e farne narrato, farne contenuto condivisibile, trascendere l’immanenza dicendone l’universalità, risulta essere, per me, gesto immensamente appagante e pregno di senso. Lasciare emergere dalle pietre il linguaggio della loro eternità, avvolgere di significato il movimento ritmico della natura, scavare nella memoria individuale e fondare in essa memoria collettiva, collegare antichi saperi ad odierne vicissitudini ed erranze, sedimentare in una parola millenni di cammino dell’umanità… sono tutte modalità che io utilizzo, all’interno della mia stanza degli attrezzi, per elaborare l’oscillazione leggera tra le dimensioni dell’immanenza e della trascendenza. La contemporaneità, a mio parere, chiede superamento di frattura (specializzazione) e armonizzazione del pensiero (saperi). Credo nella possibilità, da più parti dibattuta, di un nuovo umanesimo, un avanzamento evolutivo dell’umanità in cui la danza delle connessioni sia più potente del crack della separazione.

3. Per te, la rigenerazione passa per la distruzione o per la trasformazione?

La rigenerazione, per me, passa sicuramente per il sentiero della trasformazione. La trasformazione m’intriga perché ha a che fare con l’evoluzione, con il ritmo vitale che consente il prosieguo della mai ultimata né ultimabile nascita. Nascita di sé perché non si nasce una sola volta. Nascita del mondo perché esso nasce ogniqualvolta lo fondiamo a partire dall’antico gesto della meraviglia che lo scruta e lo comprende. La trasformazione è il ritmo fecondo della nascita. La trasformazione è unione intima con la Vita. La trasformazione è nei processi evolutivi, è nel saper gestire la morte sapendola foriera di rinascita. La trasformazione mi affascina, il suo movimento è lento come farfalla da bozzolo, come serpente in muta… la trasformazione è quello sgusciare via con una risata, una risata che aggrappa al midollo dell’esistenza.

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