Di generazione in generazione. Il cronista avveduto e la “boomeranza”

Di generazione in generazione. Il cronista avveduto e la “boomeranza”

Articolo e foto di Martino Ciano

Riprendo di nuovo il discorso con questi tre ragazzi.

La ragazza che prega ha il passo svelto e lo sguardo basso. I capelli castani si adagiano sul maglione viola. Tira le maniche fin sopra le mani diafane e ossute. Un jeans fin troppo classico, di antica foggia, cade dritto, senza pieghe. Labbra sottili incastonate in un viso da vestale le danno un atteggiamento timido e introverso, ma sono sicuro che quella sia solo una smorfia di difesa. I tre ragazzi sghignazzano, come se lei avesse un conto in sospeso con loro.

Quando ci passa davanti mormora Stronzi. Loro continuano a ridere. Il ragazzo con la Terza Media sussurra agli altri due Ave Maria, s’è fatta straniera, manco ci saluta, tutta colpa tua! Rivolgendosi a quello con il Padre Giustiziere… E che le ho fatto, io l’avevo invitata a mangiare una pizza e quella l’ha presa come una proposta di matrimonio! Un bacio ci siamo dati… E quello con i Genitori Divorziati interviene Ma tu le hai scritto Ti amo!

Ti amo ‘sta minchia, ribatte lui, che forse si sente in colpa, lei mi piace, ma chi ci resta qui. Le ho detto che me ne voglio andare da ‘sto paese di merda, che mica ho tempo da perdere tra ‘sti coglioni. Lei è già lontana da noi, una silhouette che si sgretola tra i palazzi che circondano la piazza. Quella ha avuto una delusione d’amore e mo’ sa solo studiare e pregare. A scuola ha detto alle sue amiche che gli uomini neanche lì cerca più, meglio Dio. Così dice il ragazzo con il Padre Giustiziere, e gli altri due ridono; io li ascolto, per loro continuo a non esistere. E speriamo che solo Dio le piaccia. Aggiunge quello con i Genitori Separati.

Il ragazzo con la Terza Media si gira verso di me e mi chiede Signò, ma mica poi scriverete quello che ci stiamo dicendo? In un primo momento dico “no”, poi mi rendo conto che in un modo o nell’altro ne parlerò, perché è interessante mettere in evidenza le differenze, di come certi pensieri siano rimasti immutati. Anche noi alla vostra età volevamo scappare da questo paese. Qualcuno l’ha fatto, altri sono tornati… ma come dico così, il ragazzo con il Padre Giustiziere si siede e interviene Io non torno. Se me ne vado qui ci torno solo d’estate e piscio in mare. La voce diventa rabbiosa. Devo rimanere qui per farmi le canne? Per farmi sottopagare, per farmi prendere per il culo? Non ditemi che sono cafone, ma qui non c’è niente. E poi mio padre mi ripete sempre che me ne devo andare, che qua solo i cani morti ci restano. E quello con la Terza Media si innervosisce, si accende una sigaretta e grida Ma perché io sono un cane morto? Il Signore che qui ci vive è un cane morto? E lui risponde No, no, non capisci un cazzo, come sempre! E poi tu che fai? Fumi, giochi a carte, tra un po’ ne metti pure una incinta e finisce la vita tua. A cinquant’anni ti trovo con la panza, divorziato e alcolizzato.

Ma voi non credete che qualcosa possa cambiare? Intervengo io, giusto per smorzare i toni. Mi risponde quello con i Genitori Separati Vabbè, non è che le cose non possono cambiare, ma meglio andare dove la vita è più semplice. Che poi qui dicono che è tutto bello; che la gente è più umana; ma non è vero… E ne viene fuori un discorso di rivelazioni autolesioniste, perché per loro esiste un linguaggio del dolore, della punizione, della spersonalizzazione e forse glielo abbiamo insegnato noi.

Ma questo è un altro discorso…

Post correlati