Rubare poesie non dovrebbe essere reato

Articolo di Gattonero

Non so poetare. Ma non so neanche cucinare, il che non mi impedisce di apprezzare un buon piatto. Non so scrivere poesie. Ma non so neanche ‘fare’ l’acqua. A malapena ne ricordo la formula. Nonostante ciò, quando la bevo mi ristora. E ristora sia l’ignorante, come me, che il sapiente.

A proposito di acqua… la mia beata ingenuità (leggasi: somma ignoranza), in questo periodo di crisi idrica nazionale, mi porta a una considerazione che potrebbe essere anche una domanda. Abbiamo le ciliegie a capodanno, i panettoni a mezz’agosto… come è possibile che non si riescano a trovare un bidone di ossigeno e un paio di bidoni di idrogeno per ottenere l’acqua dove, come e quando serve?

Una bella shakerata, una fettina di limone, e la crisi idrica sarebbe già un ricordo. Senza aspettare i rifornimenti da Marte che… campa cavallo!

La poesia, nel mare di scienza che ci circonda, è come una goccia d’acqua. Che ha una caratteristica unica: mentre tutte le altre scienze sono soggette a modifiche continue, ad aggiornamenti dovuti a nuove scoperte o a nuovi eventi. La poesia, come la goccia d’acqua, è eterna. I suoi messaggi erano validi nel passato, lo sono nel presente e lo saranno nel futuro. Un bicchiere d’acqua fresca l’ho trovato oggi in questa poesia di William Shakespeare, scritta più di 400 anni fa. Probabilmente conosciuta dai più, l’ho scoperta solo oggi e, per me, è come l’avesse scritta ieri. Rubata e, novello mini Robin Hood, offerta a chi se ne voglia dissetare.

Sonetto 66 di William Shakespeare
Stanco, alla morte domando la pace.
Vedo il merito viver mendico,
e sguazzare nel lusso l’incapace,
e rinnegare il più fedele amico,
e grandi onori ai disonesti dare,
e vergine virtù prostituita,
e artigiani perfetti diffamare,
e forza, da impotenti sminuita,
e arte dal potere silenziata,
e stupidi dettar legge all’ingegno,
e ogni verità manipolata,
e il degno servitore dell’indegno.
Ecco, è per questo che vorrei morire,
ma lascerei il mio amor solo a soffrire.

Scritta circa cento anni dopo la scoperta dell’America. Sono cambiate un mucchio di cose da allora. Per la poesia, per questa poesia come per mille altre, cosa è cambiato?

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