Confine. Accecamento e Joy Division
Articolo di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio
Momento: ascoltando Closer dei Joy Division…
La stanza è illuminata, l’abat-jour è il suo sole. Il muro è bianco, un abito da sposa.
La mia ombra è una piatta presenza, eppure è ben delineata. L’ombra è tutto ciò che mi rimane. Lei è una forma solitaria, è il confine; lei è uno sguardo che non cattura, è una mano senza tatto, è un orecchio sordo. Lei non ha sorriso, né trema né gioisce; mi segue e deforma ogni mio movimento. È grottesca come l’angoscia che scaturisce da ciò che appare ignoto. Muta, fedele compagna del mio silenzio.
Il ticchettio della sveglia sul comodino.
Ascoltiamo i passi felpati del tempo.
Lancetta corta, grassa, nera, per le ore;
lancetta lunga, magra, gialla per i minuti;
lancetta filiforme, anoressica, per i secondi.
L’ombra e io restiamo fermi, immobili, ghiacciati. Io nel mondo, lei sul muro. In questo giorno in cui l’estate di San Martino regala calore, la luce di questa stanza è il confine della solitudine. Il tempo scorre, la vita gli corre dietro, fin quando non si arriva qui, al confine… sia esso un muro, sia esso un precipizio, sia esso il mare, sia esso l’infinito.
La stanza è uno scrigno; un portagioie in cui si custodiscono adorabili tormenti.
Un ultimo istante di vita. La ragione. Ho raccontato alla mia ombra del confine, di ciò che sta al di là di una finestra dalla quale si spicca il volo, anche se il ritorno sulla terra è doloroso; d’altronde non siamo fatti per rimanere sempre inchiodati al suolo. Le ho detto di quanta tenerezza ci sia in una favola che racconta di lupi, simili agli uomini, che si tormentano con il solo scopo di annullarsi, perché niente si vuole lasciare in balia del tempo, neanche la nostalgia.
Tutti si affidano al fato, nessuno accetta il fato.
E allora questo muro è diventato un altare; il confine tra il sacro e il profano, la vita e la morte, la speranza e la disillusione. Questo muro è diventato un taccuino sul quale si scrivono, con una calligrafia nervosa e illeggibile, frasi sconce, insensate, private, malvagie… una Bibbia.
Nessuna scienza ha ancora spiegato cosa attiri una persona verso l’annullamento, cosa spinga a ridere proprio mentre si soffoca.
Ho piantato un chiodo nel muro, sul volto della mia ombra, proprio all’altezza dell’occhio sinistro. Ho appeso uno specchio; ora, il mio riflesso è un’ombra di carne. Non riesco più a parlare; adesso, costerebbe troppo.