Cena coi nipoti

Racconto di Loredana Serra

“Pensi che quattro fettine a testa possano bastare? O è meglio prenderne sei per ciascuno?”

La signora Giada si volta verso Anna e continua ad elencare “il vitello tonnato piace a tutti, facciamo sei; poi prenderei un po’ di insalata russa, gamberetti con la salsa rosa, e capricciosa per chi ama solo le verdure”

Anna è seduta accanto a lei e prende nota, annuisce e si sistema gli occhiali sul naso.
“Per i primi scegli tu, basta che ci sia una pasta lunga e una corta, sai che ai miei nipoti piace la varietà, lasagne per mia figlia e strozzapreti per mio genero”

La signora Giada è a letto con una graziosa camicia da notte; ha occhi azzurri vivaci e sta già pregustando la sua serata speciale; domani sera arriveranno sua figlia, il marito e i due nipoti, che lei adora. Li ama di un amore folle, continua a parlarne come se fossero dei bambini, ma ormai hanno 15 e 17 anni. Sua figlia è medico e il genero un assicuratore; Giada vive in questa casa di cura a Genova, circondata dall’affetto e dalla attenzione di infermiere e dottori.

Lei è entrata sei anni fa quando si è resa conto che non poteva rimanere a casa. Vedova di un agente di commercio, ha lasciato la casa alla figlia e serenamente ha accettato che il corpo, malato di SLA, le impediva di stare da sola. Anna la segue da ormai quattro anni e le è molto affezionata; le piace che sia sempre cortese, che si ricordi ad ogni Natale di donare una busta ad ogni infermiere. Giada si volta, sistema meglio la coperta.

“Per i secondi? E la frutta? E i dolci? C’è così tanto ancora da stabilire, deve essere perfetto, tutto, voglio proprio che rimangano stupiti”.

Anna le sorride di nuovo, le assicura che sistemerà entro breve tempo. “Ho già scelto il brasato e le patate al forno, il pollo arrosto, le carote di contorno, e la torta arriverà tra poco”.

Accanto al letto ci sono i due pacchi per i ragazzi, come li chiama da sempre. Una Playstation e una borsa firmata; ci sono voluti mesi per scegliere i regali ideali. Giada inizia ad agitarsi e Anna la convince a stare tranquilla, chiude la porta e la lascia riposare. Un’ora dopo torna di corsa. Giada sta avendo una crisi, piange, urla, si dispera. Anna la abbraccia forte, le dice che va tutto bene, alla fine le somministra un calmante. Le accarezza i capelli, stretti in una treccia bianca. Il ricordo è tornato, implacabile. Due anni prima mentre aspettava la sua famiglia per festeggiare il suo compleanno, il 23 dicembre, un tir ha centrato diverse auto in fila sulla tangenziale; sua figlia, il genero e i nipoti sono morti sul colpo.

Dopo aver appreso la notizia Giada non ha comunicato per mesi e mesi. Poi ha iniziato a parlare di nuovo e ad organizzare la cena con i nipoti; ripete le portate scelte, si fa pettinare i capelli, fa rifare i pacchetti dei regali. Alla casa di cura lo sanno e la assecondano ogni volta. La mente non può accettare quello che è successo e si è fermata alle ore prima della tragedia, in un cerchio senza fine.

Anna riprende i fogli su cui ha scritto, li straccia, scarta i regali. Domani ripeterà gli stessi gesti e le stesse parole. Guarda Giada ora che è immersa in un sonno provocato dai sonniferi, sa che quando si sveglierà vorrà di nuovo ripassare tutti i passaggi, farsi pettinare e gli occhi le brilleranno di nuovo, anche se solo per qualche ora. Caccia via le lacrime, come fa ogni giorno e le disfa la treccia, allungando i lunghi capelli bianchi attorno al cuscino.

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