La cardatura della lana

Racconto e foto di Ada Giannella
Doveva avvenire ogni due anni e invece Rosetta la faceva ogni anno la cardatura della lana.
Di nascosto la osservavo con curiosità.
Aveva mani fine e stortarelle, il sinale stretto perché da quando era morto Ceccuzzo, il marito, si era ingrassata di dolore e non si comprava più niente.
Vestiti, pettini, scarpe, più niente.
Aveva delle regole per il servizio che svolgeva per tutto il vicinato: essere pagata con olio, patate, formaggio, marmellata e pane. Gli uomini dovevano scendere la lana sulla terrazza passata di candeggina, appoggiarla sui teli scoloriti lavati al fiume e pregare che dentro non ci fossero cimici e pidocchi.
Rosetta voleva solo le donne più anziane, perché le giovani facevano confusione e la cardatura della lana vuole il silenzio. Glielo diceva sempre la buonanima di sua nonna.
Silenzio e mani forti.
– Acchiappi nu poco di lana e la cardi, la cardi finché mettendola contro sole non la vedi uguale alle nuvole.
A occhi bassi fino a sera lavorava Rosetta e le venivano così tanti pensieri che neanche si accorgeva d’aver cardato quasi dieci materassi. Non sentiva più le mani, le ginocchia erano piene di lividi, ma che importa? Tutto il tempo si era vista con Ceccuzzo all’orto, a frugare quel po’ di tarassaco per farci l’insalata la sera, qualche pomodoro e una manciata di basilico. Avevano pregato e mangiato, acceso la radio e si erano dati un bacio abbracciato perché la guerra era finita e la casa era sana e i tedeschi non li avevano trovati a loro del paese.
Tutto il tempo aveva sognato la felicità sua durata due anni, poi Ceccuzzo ammalato e la fine. Nessuno si sarebbe accorto delle lacrime scivolate lungo le guance rattrappite sui batuffoli di lana, perché poi con l’aiuto di tutte, quella lana l’avrebbero lavata al fiume e fatta asciugare sotto il sole di luglio.
La fissavo tutto il tempo con il fazzoletto in testa che da nero, s’era fatto grigio e peloso. Lo facevo da dietro il cespuglio di alloro, perché volevo impararla la cardatura e un giorno, aiutare Rosetta a ridere, prima che se ne andasse.
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