Canto del buio e della luce. Antonio Moresco e la fine di un mondo

Canto del buio e della luce. Antonio Moresco e la fine di un mondo

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Canto del buio e della luce” di Antonio Moresco, Feltrinelli

Come farò a raccontare questo libro così ricco di riflessioni e di minuziosi giochi concettuali? Potranno poche righe spiegare questo viaggio surreale o tutti i significati contenuti tra le pagine rischieranno di essere banalizzati dalle mie parole?

Le perplessità sono tante, i dubbi anche. Davanti al “Canto del buio e della luce” di Antonio Moresco si intuisce che non tutti i libri possono essere raccontati o sviscerati. Per taluni bisogna dosare le parole con accuratezza, senza osare perché altrimenti si incatenerebbe il lettore a una interpretazione rigida che spegnerebbe la fantasia.

Non è chiaro cosa voglia dirci Moresco, ma non era neanche obbligato a farci capire qualcosa. A un certo punto la luce scompare dal mondo e il buio domina. I personaggi che incontreremo, alcuni ancora presenti nel nostro mondo, altri frutto della fantasia, provano a spiegarsi cosa è accaduto.

Moresco saccheggia anche le opere dei divulgatori scientifici del nostro tempo, pone loro delle domande, ma nessuno è capace di svelare perché le tenebre abbiano conquistato l’Universo. Si incontrano e si scontrano posizioni epistemologiche, religiose, popolari, etnografiche. Fatto sta che mai si arriverà al dunque. Persino Gesù, che inizia a passeggiare tra le strade di questo mondo oscuro, non sa cosa pensare. Pure suo Padre rimane in silenzio.

Il buio viene squarciato solo dal canto incessante di una donna e molti si mettono in cammino per andarle incontro. La cercano dovunque, anche un uomo che vuole ucciderla, ma nessuno la trova. Gesù invece non riesce a percepire questa voce che tutti definiscono ammaliatrice e proprio per tale motivo si arrabbia. Lungo le vie di un mondo senza luce mille storie si intrecciano, ma l’enigma nessuno sa risolverlo. La domanda ricorrente è sempre la stessa: chi ha innescato questo fenomeno?

“Canto del buio e della luce” è la narrazione di un itinerario senza meta, nonché una similitudine sull’attualità. Moresco traccia una strada, forse terribile, ma che ricorda tanto ciò che avvenne “tra l’ora sesta e l’ora nona”, quando il mondo scivolò nell’oscurità subito dopo la morte di Gesù.

La discesa dell’umanità negli inferi è “attualità”, non perché prima il mondo fosse il paradiso, ma perché in quest’epoca di conoscenza illimitata in cui sta vincendo la tracotanza, ciascuno può immaginare l’Apocalisse sia come rivelazione che come distruzione.

Il buio diventa quindi il luogo nel quale ciascuno può scegliere tra bene e male, ma anche un momento di quiete durante cui riflettere sulla natura delle cose, tentando la più ardua delle sfide: pensare come Dio, pur sapendo di non essere all’altezza.

“Canto del buio e della luce” è una celebrazione eucaristica e ciò potrebbe nascondere un sottile messaggio lanciato all’Occidente e al suo mito cristiano. Racconta del mistero della fede, spinge ad aver fiducia nel ritorno della luce. Eppure, il buio è anche un eccesso di luce, magari la sua ombra o forse lo strascico di uno spegnimento universale. Se ciò fosse vero allora nessuno potrà mai salvarsi, neanche Putin che se ne sta chiuso in un siluro, pensando alla conquista dell’Ucraina.

Nonostante l’oscurità, continuano i massacri, le violenze, le nascite, gli amori e le separazioni. Nulla si arresta perché nel buio l’uomo familiarizza con la sua innata cecità. “Canto del buio e della luce” è un romanzo dal sapore mistico: il buio cela il Creato, in particolar modo la nudità delle cose. Nel buio tutto diventa vero, chiaro, ossia luce.

 

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