L’arpa nera. Arde e suona la poesia di Asia Vaudo

L’arpa nera. Arde e suona la poesia di Asia Vaudo

Articolo di Marco Masciovecchio

Cosa cerca un poeta? (di solito ci si aspetta la classica domanda: “cos’è la poesia”, invece … ). Ogni poeta cerca i in modo quasi spasmodico/ossessivo la sua voce (ciò che lo rende unico, distinguibile); ed è proprio questa voce un punto di arrivo e contemporaneamente di partenza, ed è questo il percorso intrapreso da Asia Vaudo che, come afferma lo stesso Davide Rondoni nella quarta di copertina, prosegue la sua “ricerca” con la sua quinta pubblicazione: “L’arpa nera”.

I temi ricorrenti in poesia sono sempre gli stessi, tra questi il più “ricorrente” e nel contempo il più “rischioso” è senza dubbio alcuno “l’amore”, e questa silloge di Asia è densa d’amore, amore in tutte le sue accezioni. Ciascuno vive l’amore a modo suo e ciascuno si aspetta di avere in cambio qualcosa di preciso dall’altro. Risulta impossibile dare una definizione valida per tutti, il sociologo e scrittore canadese John Alan Lee, ha “catalogato diversi stili d’amore” suddividendoli in primari e secondari. Rientrano tra gli “stili di amore primari”: Eros (caratterizzato dalla passione e dall’attrazione fisica ed emotiva); Storge (principalmente basato sull’amicizia e sul trascorrere del tempo insieme al partner); Ludus (stile che implica un’attitudine giocosa e disimpegnata verso la relazione). Tra gli “stili secondari” troviamo: Mania (combinazione tra Eros e Ludus); Pragma (derivante dalla combinazione tra stile Storge e Ludus); Agape (frutto della combinazione tra Eros e Storge).

Asia Vaudo, in L’arpa nera, ci consegna dei testi poetici di un amore carnale e non solo, di un amore vissuto, indagato, drammatico e sofferto (non c’è poesia senza sofferenza, non c’è amore che non abbia la sua parte di sofferenza).

Mi piace citare Luigi Tenco quando, accusato di scrivere solo testi colmi di sofferenza e tristezza, rispose prontamente: “ quando sono felice esco!”

Dall’invito alla lettura di Giuseppe Conte:

“Asia, afferma di aver sempre amato più la vita della poesia, e di aver amato più della vita la morte, l’ubriachezza, gli eccessi di dolore e di pietà, la tenerezza tragica di un ragazzino angelo impiccato in carcere: quella morte che dal sacro della vita non è mai lontana, e che soltanto la poesia permette a noi umani di cogliere.”

Io mi sono lasciato catturare dal fluire dal canto di Asia dall’ “arpeggio” dei suoi versi che in questi densissimi 55 testi poetici, 55 scatti fotografici musicali, dove si annusa e s’assapora questo amore, da questo soffio che continua a vibrarti dentro, toccandoti in profondità. La silloge si apre, prima ancora dell’invito alla lettura con uno dei testi di Giuseppe Ungaretti che dà una chiave d’accesso alla silloge stessa:

“I giorni e le notti/suonano/in questi miei nervi/di arpa./ Vivo di questa gioia/ malata di universo/e soffro/di non saperla/accendere/nelle mie/parole.”

Alcuni versi/arpeggi del suo canto:

Ti conosco come le gole/delle montagne conoscono/l’aria che passa e diventa/una voce/come il fiume conosce/la sua foce/…

… Bene e male/sono uguali per me/per la mia disperazione mortale per la mia/bocca rossa ingorda che desidera/in ugual modo/tutta la vita e tutta la morte.

Io mi ricucio con te/prima che arrivi l’alba/tenerissima e rosa.

Non dici niente/ e io non so dove mettere/i miei piedi, i capelli/la voce/le vene/io che esisto solo/nel battito/delle tue parole piene.

Apro le braccia al mondo/-sono rami-/Ora anch’io contengo/tutta la volta/di questo cielo rotondo.


Quando sarò capace di amare

Quando sarò capace di amare
non ci saranno per noi parole, ricami, fogli
noi due saremo lampi baleni
dune pesci mimose belve germogli.


Albero

Della morte prendo solo una cosa
un albero secco, digiuno
più del morire mi fa paura
il non nascere più.


L’amore infine

Ti toglierò il sonno
dagli occhi, tu mi toglierai
le parole e il fiato dalla bocca.
Ancora no, non adesso:
dormi.

Forse sogni un sogno
troppo bello. Come un bambino
ti tocchi, distratto, il sesso.

Non siamo niente, ancora
nel mondo. Non ci siamo dati
un morso – un bacio.

Al mattino tutto è perdonato.

Grugnisci.

Sai di sole – ti lecco
ti lascio – con la lingua ruvida
felina tutto il buono sulla guancia.

Amami, mi dici infine.

Non smettere mai. Ti amo – ti dico

Quando esco e quando mangio, ti amo anche quando
amo gli altri. Quanti ne ami?, mi chiedi.

Due, tre, centomila. Io amo tutti,
gli altri mi fanno ridere.

Gli altri mi fanno piangere.


Chi è Asia Vaudo

Asia Vaudo è nata nel 1998 ed è scrittrice e poetessa. Laureata in Lettere moderne, vive e lavora a Roma, con il progetto FreeFromChains porta laboratori di poesia nelle scuole e nelle carceri. Conduce eventi letterari in Italia ed è la direttrice artistica del Poetry Village. Tra le pubblicazioni: la raccolta di racconti “Essere altro”, (Edizioni Ensemble, 2020), la plaquette “Storie di vecchi e di pane” (Lamberto Fabbri, “i quaderni del circolo degli artisti”, 2021), la biografia “A Mauro, falla finita! La vera storia del boss della banda del buco” (CartaCanta Editore, 2023).

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