Smascherata
Prosa e foto di Pina Labanca
Ci sono dei piani e nessuno si sovrappone all’altro, saltano all’occhio le sbavature e i contorni sfalsati, copie fatte male – verrebbe da pensare -, come se ricalcassi contro un vetro con la mano tremolante o come se guardassi senza gli occhiali tu che sei miope o ipermetrope.
Quello che sono, quello che credi che io sia, quello che vorrei essere. Canzoni stonate, cori fuori tempo, strumenti non accordati. Quello che so io della mia vita, quello che sai tu, quello che lascio trapelare e i sorrisi pazienti e bonari: perché non sai proprio un cazzo.
Non sai niente tu che mi stai parlando mentre ti guardo negli occhi e ti lasci ingannare da un’espressione tragica, ignori la fierezza con la quale ti sto facendo fesso: non voglio scoprirmi, non mi fido.
Non so niente io quando mi vedo smascherata e addirittura scuoiata: fino a dove sei arrivato a capirmi? E come hai fatto? E perché ti sei ficcato così dentro, come sei entrato nella mia pancia, nei miei tessuti nervosi, come puoi fare il bagno nel mio sangue? Qual è stato il momento in cui mi sono distratta e ti sei infilato dentro?
Forse una debolezza notturna, la civetta ha sospirato per una sinfonia e ha smarrito la guardia. (Ma questa è la storia di un altro). Quello è il mio modo di guardare. Forse sono solo stanca, a volte annoiata da certe aspettative: il pozzo è tra quello che sento io e quello che tu vorresti che io sentissi. Non è freddezza: è una passionalità eccessiva.