Racconto di un tormento. Una liberazione
Di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio
L’uomo nasce per tormentare e per tormentarsi. Così mi ha detto un giorno un vecchio pensatore, che ha passato la sua vita con il sorriso sulle labbra. Nonostante la sua contagiosa allegria, ha nascosto per anni l’inquietudine dietro una smorfia da pagliaccio. Ha rubato ore a tutte le mie giornate, quando è morto non ho avuto il coraggio di vedere il suo corpo nella bara. Ho temuto che i suoi tormenti potessero diventare i miei.
Non dirò il suo nome, non svelerò un segreto, perché ne conservo la memoria, il tormento e l’angoscia. Ne ricordo l’apparente gaiezza, l’apparente leggerezza… l’apparente che oggi è scomparso, giacché i suoi tormenti sono rimasti eterni e qui a farmi compagnia. Mi ha detto che la necessità dell’uomo di tormentare il suo simile si svela maggiormente durante la guerra. Lui aveva partecipato alla campagna italiana in Grecia e poi, per cinque anni, solo cadaveri e tormenti. Ma anche la vita quotidiana gli aveva mostrato un uomo che tormenta altri uomini mentre tormenta se stesso.
Lui anche ha tormentato tutti, perché di tormenti sono fatte le cose dell’uomo. Una angoscia va e un’altra viene e quando si sorride, e si ride, e si dice ora divertiamoci un po’, si è solo fieri di aver messo fine a qualche tormento. E anche quando nasce un figlio si cavalca perennemente sulla groppa del tormento, poiché vi è il tormento per la nascita, il tormento per la crescita, il tormento per i viveri, il tormento per renderlo felice. Così ha deciso di non sposarsi e di non aver figli; così come, da zio, non ha mai cercato le attenzioni dei suoi nipoti, perché anche dimostrare il bene può essere una forma di tormento. Per una vita ha comprato sia l’amore che il sesso; gli è andata bene così, senza nessun piacere o dispiacere duraturo.
Non esiste certezza che non possa essere annientata. Non conosco tormento che non possa fare strage. Così mi disse, ventuno ore prima che un infarto lo portasse via. Era stanco quel giorno, provato; la Primavera bussava alle porte del cielo, ma non c’era nessuno ad accoglierla. Era calmo il mare, assente il vento, di spezie sapeva l’aria, di tormenti si riempivano i nostri sguardi. E lui ha riso, più forte degli altri giorni; le mani callose tremarono. Era stato un falegname… le tecniche del taglio e dell’assemblaggio, della levigazione e della piallatura… sapeva parlare bene, anche se aveva studiato poco. Ha amato la lettura. Questo so, questo dico.
Era, poi non più. Mi è tornato in mente, mi ha tormentato e gli ho dato la libertà.