Qui senza ora
Di Martino Ciano
Raccontami di mondi che si scoprono in solitudini volontarie.
Da lontani sguardi che la felicità ha immortalato, arrivano intermittenze di stupore. Si dividono gli attimi come gli atomi, per cercare risposte a perché che non sanno di abbandoni, ma di doni.
Si va via per scelta, per legittima disorganizzazione emotiva. Si parlerà del dolore che si provoca, ma non di quello che ci si infligge. Poi tutto si ripercuote e si ripiega, come un buco nero che anche la luce divora per sputarla chissà dove… e dove andrà il bambino che inseguiva una palla di spugna nel cortile della sua casa, mentre il vento sibilava tra i rami della mimosa?
Dove andrà ora questo bimbo dagli occhi di rugiada, che stupito osserva la palla di spugna che il cane-volpino insegue abbaiando e scodinzolando, mentre poco distante la nonna stende i panni?
E tu, bimbo, ora chi sei?
Svegliati, che il tempo è passato e gli orologi hanno continuato a far girare le loro lancette. Il sole è sorto, mille notti insonni si sono tuffate nell’aurora e anche quando hai dormito il cielo da nero si è fatto azzurro… nessuno se n’è accorto, soprattutto tu.
Sei cresciuto, intorno a te altri sono nati e altri sono morti. Dentro di te, ogni cosa continua a vivere. Eterno bimbo con ricordi che mai muoiono… dimmi, quanti visi stanno in un minuto di contemplazione? Quanti altri se ne aggiungeranno tra un anno? Raccontami tutti gli attimi, non dimenticarne neanche uno, ma sii pronto ad accettare che una ferita resta ferita, che una cicatrice resta cicatrice, che c’è un qui senza ora anche quando si muore.
Oggi sorridi sulle lacrime di ieri, oggi piangi sulla felicità di ieri, ma dolore e gioia passano e si dimenticano allo stesso modo. Tu lo sai bimbo che in un giorno si attraversano altri mille giorni, ma mille giorni a volte non riempiono un attimo?
Aspetta, aspetta. Tutto si dirada. Tutto si è perso nell’indifferenza.