Punta il dito ma non può capire

Di Giuseppe Gervasi

Innanzi al Padre,
attendi conforto.
Uomo, tradisce l’Eterno,
uccide il fisico e lo spirito.
Ti avvicini perché credi,
ti allontani perché credi.
Innocentemente ti doni,
uomo colpevole,
punta il dito.
Il corpo cammina, l’anima è ferita.
Ti rivolgi al cielo,
chiedi perdono, per te e per l’altro.
Non può capire.

Avevo soltanto bisogno di conforto e non l’ho avuto.
Se anche gli strumenti di pace suonano una musica triste, allora tutto è finito.
Ci credo, non ci credo, pensiero che vibra nel mio corpo.
Credo nell’assoluto reso relativo dall’uomo, credo nella natura non umana che l’uomo continua a distruggere.
Credo in ciò che non vedo, ma l’uomo mi rende cieco.
Credo nel cielo azzurro ma le nuvole sono pronte a sporcarlo. Non mi resta che chiedere perdono per la mia poca fede, resa minuscola dal fanatismo ottuso degli altri, credenti in un mondo falso e bugiardo.
L’ipocrisia di chi si crede giusto, la strana dolcezza dei peccatori e l’egocentrismo dei forti, atteggiamenti di un mondo inumano.
Riusciremo un giorno a capire l’importanza di credere in qualcosa di immateriale?

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