Tre poesie di Antonella Vairano

Tre poesie di Antonella Vairano

Pubblichiamo tre poesie di Antonella Vairano. Ecco alcune note biografiche.

Antonella Vairano nasce e vive a Conversano, città d’arte e di storia a pochi chilometri da Bari. Ha conseguito diversi riconoscimenti a Premi letterari nazionali e internazionali. Coautrice in diverse antologie di poesia contemporanea nazionali ed internazionali. Suoi testi sono stati tradotti in inglese e spagnolo. Le sue poesie sono presenti in diverse riviste letterarie e pubblicate su diversi quotidiani (Il Quotidiano di Bari, La Repubblica-Bari e altri) su siti on line (Versante Ripido, Atelier Poesia) e blog (anche americani). Ha ricevuto importanti recensioni da parte di critici e poeti. Sue pubblicazioni: 29 Note Poesie (2018 youcanprint), Il mondo s’è fatto male con prefazione di Maria Grazia Calandrone (2019 Csa editrice), ultima pubblicazione Il bene profondissimo, edizioni Controluna-Edizioni di Poesia (2024). Gestisce il Circolo letterario Vento Adriatico con cui promuove e organizza eventi culturali. Fondatrice e caporedattore del Blog Circolo letterario Vento Adriatico per divulgare la poesia, la narrativa, la traduzione.

A Ingeborg Bachmann

Se la poesia è necessaria come il pane
dove andrò quando resterò con una parola sola?
L’esercizio dei funamboli si è fatto mistero
sotto una stella dissolta
In cielo i granai sono in fiamme
E il fondo di questa tazza
ha un sapore così forte!
Tra i capelli ho tutta la luce
prossima al giorno
Perché queste dita genuflesse
sono fili di perle
che non vanno a dormire
Perché questa volta l’anima
è come una vergine rigida
di fianco all’oracolo del desiderio
Perché se non si è soli da soli
allora veniamo tutti dallo stesso girone
E nessuna parola può dire qualcosa.

A Cvetaeva

E tocchi terra
d’ambra e d’azzurro
Il coraggio della fragilità
è solitudine per la poesia
Secolo dopo secolo
si è fatta lenta all’ira.
Il nulla risale la gola del
tempo e vomita il nulla.
Tra questi fuochi e queste stelle
si sono fatte le cinque del mattino
E questo mare che più somiglia all’amore
mi porta sulle gambe
La bestia che mi annusa piano
E mentre m’abbraccia
smette di morire.

A Camille Claudel

Credo a questi esseri d’umanità bestiale.
Che l’uomo possa far tutto o che possa legarsi le dita,
anche per niente.
Credo alla sua giustizia
credo che non sia mai sicuro delle parole che non esistono
credo alla sua indolenza, così come credo ai disobbedienti.
Credo al suo poco, credo ai suoi eroi, credo al sangue che vedo,
materico, di una pietra dura muta bianca.
Credo ai suoi occhi immensi che sono la terra promessa
credo nel sudore dietro al collo misto alla polvere.
Credo alla sua pelle ruvida, ai capelli scuri, credo ai suoi calzari
buoni.
Credo al sole rosso dietro l’albero secco.
Credo che la mano non deve sfiorare l’altra mano,
perché la santità di un dio qualunque
nessuno ce la può consegnare.
Credo che il senso si fermi sulle ginocchia, e che Venere è nemica
Credo che si muore solo da vivi.
E che in questo passaggio ci resta la Luna
Se saremo forti come bronzi di Claudel,
Sorella mia amata di purezza e
sbagliata follia.

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