Poema estivo. Giuseppina Sciortino e il conflitto con la nostalgia
Recensione Martino Ciano. In copertina: “Poema estivo” di Giuseppina Sciortino, Eretica, 2024
Il poema estivo di Giuseppina Sciortino è un lungo viaggio fatto di tappe ascendenti e discendenti. Salire e scendere, un po’ come morire e resuscitare, attraverso un andirivieni da Milano, città adottiva, alla Sicilia, terra natia, che l’autrice ha sempre messo in evidenza anche nei suoi romanzi.
I lunghi componimenti sono intrecci di stili e di parole, di formule e citazioni, di linguaggio popolare e ricercato. L’obiettivo è creare l’incontro-scontro tra malinconia e ironia. Sciortino parla più lingue, ma sa anche inventare il suo idioma. Osa e a volte si pente, liquidando il discorso; non lo fa per paura, ma per non essere anacronistica.
Coloro che partono e coloro che restano, il Nord e il Sud, i miti dell’uno e dell’altro; ogni cosa si accavalla, si confronta, ma mai si risolve. Il conflitto è aperto, ma è inutile pensarci ancora, la vita è ciò che è e che sarà, a patto che non si voglia a tutti i costi rivangare l’ineluttabile passato.
La poetessa ha perso l’amore, ce lo dice diverse volte nel corso del libro. Non sappiamo se sia stata abbandonata da qualcuno, da qualcosa o da tante cose insieme. Non capiamo bene neanche se sia stata lei a disinnamorarsi, ma non fa niente, il limbo nel quale restiamo ci aiuta ad andare avanti.
Nell’immaginario collettivo, l’estate è un periodo temporale che fa sperare nel riposo e nel divertimento, nella riappropriazione di sé stessi. Per la poetessa che vive al nord, vuol dire “tornare a casa”; nel caso specifico, nella Sicilia abbandonata anni fa per essere “qualcuno”. Ma il ritorno è anche un imbracciare nuovamente le armi per combattere contro i ricordi, contro le storture, contro le emancipazione false e presunte.
Sì innesca quindi un balletto in cui lei è scanzonata, scostumata, fintamente indifferente. Ecco allora che la poesia si fa ponte tra aporie e le parole ne colgono il senso. Questa è Giuseppina Sciortino, poetessa che andrebbe letta, perché porta con sé una sensibilità non comune, nascosta dietro una corazza spessa che cede solo di fronte alla deflagrazione dell’arte.
La poesia di Sciortino è un gioco, quindi un’attività seria. Però, è un gioco pericoloso ed estremo con sé stessa; ciò mette in evidenza l’onestà della scrittrice, che non teme il giudizio degli altri, ma solo quello che potrebbe provenire dalla sua nostalgia.