Orlando Donfrancesco, alla ricerca del Sole a Occidente
Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Gli amanti dei libri
È un esordio letterario ed è un capolavoro. Non ci sono altre parole per descrivere questo coraggioso romanzo che solo una casa editrice audace avrebbe potuto prendere in considerazione. Donfrancesco firma un’opera controcorrente, che sfida la letteratura contemporanea. Nella quarta di copertina viene descritto come un romanzo neo-decadente. Tra le sue pagine nasconde una feroce critica alla società moderna.
A vestire i panni dell’eroe è Tancredi, un giovane bohemien che sceglie Venezia come città in cui vivere la sua solitaria ricerca della Bellezza. Un esteta che vive al di là del bene e del male, senza morale, ma nostalgico della tradizione.
Tancredi è un artista. Riproduce quadri preraffaeliti, è amante della musica classica e dell’arte greco-romana, è un cattolico nostalgico del rito tridentino. Fa della sua vita un’opera d’arte e nel mito cerca il senso della storia. In questo suo viaggio votato al puro godimento, incontra dei degni compagni: Flaminia, Enrico, Liliane. Eccoli, dunque, quattro imperatori in cerca di un regno da dominare, in continua guerra con il mondo massificato che ha ucciso la Bellezza, sacrificata alle leggi del profitto e del pensiero unico. Eppure, non tutti i protagonisti di questo romanzo riusciranno a resistere alle tentazioni della contemporaneità. Difficile essere coerenti in un mondo che condanna chi vuole distinguersi. Tancredi, invece, è un eroe caparbio. Preferisce soccombere più che demordere. È amorale, è contraddittorio, è egocentrico, è un Titano anacronistico. Non può adeguarsi ai tempi perché il tempo non gli appartiene, perché la Bellezza non è di quest’epoca.
Sebbene in questo romanzo riecheggi tutta la tradizione decadente, da Huysmans a D’Annunzio, dal Marinetti di Mafarka il Futurista a Baudelaire; Donfrancesco non compie un’operazione di recupero o addirittura nostalgica, prende solo in prestito il sentimento di quel tempo e lo riporta nel nostro.
Il Sole a Occidente è questo in fondo, un parallelismo tra secoli diversi governati dagli stessi problemi. Laddove i valori cadono, la nostalgia incombe; laddove l’uomo non ha più una tradizione, la società crea idoli decadenti, un nuovo che puzza di marcio. Intanto si ammirano le rovine, i segni della trascorsa Bellezza e in questo vuoto esistenziale ognuno salva il salvabile. Tancredi in fondo sogna sulle macerie di Venezia, cerca in questa città il suo centro gravitazionale e lo trova solo nelle rovine delle chiese bizantine, negli isolotti sommersi della Serenissima, nel Carnevale della città lagunare.
Ciliegina sulla torta, lo stile di Donfrancesco. Moderno, pomposo, magniloquente, tagliente, attuale. Insomma, l’autore sa destreggiarsi tra tanti linguaggi che creano una costante lotta tra vocaboli, emozioni e situazioni. Nulla viene lasciato al caso. La ricerca della Bellezza del nostro Tancredi abbraccia il tutto e abbatte ogni ostacolo.
Ma alla fine di questa solitaria battaglia chi vincerà e chi perderà?
La grandezza di questo romanzo sta nel suo finale anticipato fin dalla prima pagina, ma non voglio dirvi altro perché farei uno sfregio alla vostra curiosità. Certamente, se volete leggere un libro controcorrente, accomodatevi, perché di romanzi del genere se ne trovano pochi. E state tranquilli, qui si parla con termini moderni, senza tabù, senza la paura di raccontare nei minimi dettagli perversioni e sentimenti.
Donfrancesco non ha paura di usare tinte forti, cariche. Non scade mai nella volgarità, d’altronde già la modernità è la più sublime delle volgarità.