Marcostefano Gallo. Lo strano caso del Rêverie. Scatole Parlanti

Marcostefano Gallo. Lo strano caso del Rêverie. Scatole Parlanti

Recensione a cura di Martino Ciano

Non è vero che le favole sono solo per i bambini e il libro di Marcostefano Gallo è qui per dimostrarcelo. Sebbene tutto si muova come la più classica delle fiabe, questo racconto aiuta a riflettere e non poco sulle tematiche ambientali, sulle nostre mancanze verso “Madre Natura” e sul nostro “delirio di onnipotenza” che in poco più di due secoli ha stravolto il Mondo. L’autore calabrese non vuole farci nessuna predica.

La sua è una storia che affonda le radici nella “tradizione”, in cui animali dalle sembianze umane si cimentano nella logica della nostra specie, arrivando a conclusioni semplici, lapalissiane, ma proprio per questi motivi “più che vere”.

Lo zoo di Parigi, il Rêverie, rischia la chiusura per gravi problemi finanziari. Secondo il signor Lemer, il proprietario della struttura, e il direttore Truffault c’è solo un modo per uscire da questa situazione: vendere i cuccioli in sovrannumero a un contrabbandiere. Questo l’incipit della trama e possiamo tranquillamente fermarci qui per analizzare i contenuti di un evento che si ripete, con le sue modalità più drammatiche. Primo elemento: un sistema economico che non riconosce “specie”, che con piglio seducente riesce a coinvolgere tutti, spogliando di ogni sentimento i partecipanti a questo “gioco al massacro” chiamato Capitalismo. Secondo elemento: il sovrannumero, ossia, l’eccedenza che innesca la speculazione, che alimenta l’avidità, che si traduce in plusvalore, che declassa a “cose” uomini e bestie. E bastano questi elementi per farci sospirare e per farci dire: siamo sicuri di essere al cospetto di una novella per bambini?

Certamente, siamo in presenza di una favola, ma una favola non è solo un racconto con un lieto fine o con uno scopo educativo e pedagogico. Dietro la sua apparente leggerezza si nasconde la forza del mito, dell’esempio spiegato attraverso il linguaggio dell’esperienza, della saggezza di chi sa andare oltre il qui-ora. Ed è per questo motivo che l’intento di Gallo non è quello di lanciare solo “un messaggio”, ma di scolpire le sue parole in una dimensione che è fuori dal tempo, rendendo omaggio a chi prima di lui ha usato la fiaba per far pronunciare quel “principio di armonia” che libererebbe l’uomo da ogni agonia.

D’altronde, tanto in uno zoo in balia delle speculazioni, quanto in un’Arca nel bel mezzo del Diluvio, sta l’uomo con la sua incapacità di riconoscersi ospite del Mondo e parte del Tutto.

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