Le tracce fantasma. Nicola H. Cosentino e “la bellezza che forse salverà”

Le tracce fantasma. Nicola H. Cosentino e “la bellezza che forse salverà”

Le tracce fantasma, Minimum Fax, 2022

Recensione di Martino Ciano

Valerio Scordia, trentotto anni, critico musicale, ex chitarrista. Segni particolari, un’instancabile apatia che trasforma in déjà-vu tutto ciò che lo circonda. Risponde con ironia alla sua tristezza; forse è depresso, ma non lo ammette. Le frustrazioni generate da ciò che avrebbe voluto essere e dalla consapevolezza di ciò che mai sarà, ne fanno un disilluso cronico incazzato. La sua rabbia però è brace sotto la cenere, perché in fondo, ma proprio nel profondo, lui tiene alle apparenze più di quanto immagini. C’è anche un altro particolare da tenere in considerazione e che lo butta ancora più giù, il fatto che Giacomo Irrea, componente del suo ex gruppo musicale, sia riuscito a diventare famoso. Anche in questo caso, per Valerio questa forza che lo logora dentro non è invidia o qualcosa che pungola in continuazione l’idea di genio incompreso che ha di sé; no, per lui è solo una delle tante ingiustizie in un Universo che giusto non è mai stato.

Ma Valerio è anche un ragazzo che pensa ai suoi amori passati, a quelli vissuti e immaginati, a quelli consumati a metà o del tutto distrutti con le proprie mani. Due ragazze girano nelle sue visioni ossessive, ossia Mirella e Anna. A queste poi si affianca un altro problema, suo nipote Alfredo, il quale ha la colpa di voler partecipare a un talent show. Ciò genera una sorta di lotta contro sé stesso, nella quale una parte gli suggerisce di aiutarlo, mentre l’altra ordisce una succulenta stroncatura.

Insomma, è un uomo che proprio non vuole crescere questo Valerio, figlio del mondo di fine millennio; tirato su con promesse di eterna felicità, con la tranquillità di un benessere che sarebbe stato raggiunto senza troppi sforzi e con la consapevolezza di essere nato nella parte fortunata del Mondo. Tutto semplice, tutto realizzabile, a patto che tu abbia un sogno. Valerio di sogni ne ha avuti tanti, ma nessuno di questi si è realizzato. Forse è anche colpa sua?

Le tracce fantasma è un romanzo che ironizza sugli scherzi del destino, ma che affonda in quel generale senso di precarietà e spaesamento che oggi avvertono quei diversamente giovani che appartengono alla fascia di età che va dai trenta e ai quarant’anni. Una generazione tradita da quell’eccessiva fiducia nella modernità inculcata con dosi massicce di happy hour, slogan, pubblicità progresso e trend di massa che hanno regalato gioiose illusioni, spensierati disastri e, poi, feroci disillusioni.

Valerio si sposta tra Milano e Roma, due città-simbolo che appaiono come non luoghi, in cui sono rintracciabili i segni di una società liquida, immersa nella quotidiana lotta tra “essere o avere”, “apparire o dissentire”. Una guerra combattuta con azioni schizofreniche, confusionarie, che fanno scoprire ai protagonisti del romanzo solo un’atroce verità: nessun individuo può esistere oltre la società. In qualsiasi modo essa plasma l’individuo e anche le diverse forme di ribellione alle quali ogni tanto egli si aggrappa. Persino l’arte, in ogni sua forma, non è un’arma di evasione, ma di violenta penetrazione nelle contraddizioni della contemporaneità. Lo stile leggero, arioso, ironico, adottato da Cosentino mette in mostra proprio la caducità di una generazione solo all’apparenza di sana e robusta costituzione, abituata all’ottimismo sbarazzino e per cui anche la tragedia finirà con una risata, come in una Candid Camera.

In questo senso, Le tracce fantasma è un romanzo che può essere interpretato come una metafora sull’odierna società dello spettacolo. Una sorta di messaggio onnipresente, difficile da cogliere, amalgamato tra una serie di canzonette, ma che fa da tappeto a una colonna sonora di gaia distrazione e di forzoso ottimismo.

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