Le meraviglie del divenire
Articolo di Gianfrancesco Caputo
L’elemento costitutivo del divenire è la novità, essa è sempre occasione di meraviglia, una meraviglia che si prova di fronte all’ignoto, in quanto ciò che è già noto non può più destare stupore, ma la novità è la differenza tra un prima ed un poi, tra ciò che esiste prima del mutamento e ciò che insorge in conseguenza di esso. Il divenire è questa fondamentale differenza segnata dal ritmo del tempo il quale è il vero elemento trascendentale della realtà. La meraviglia del divenire attraverso la separazione tra un prima e un dopo stupisce, dunque il divenire è problematico.
La realtà non esaurisce interamente l’essere, in modo tale che l’essere eccede al di là della realtà cioè la trascende, la realtà dunque non è tutto l’essere ma una parte di questo, quindi il divenire cioè il mutamento in tutte le sue forme è innegabile.
La fisica contemporanea afferma l’esistenza di movimenti di particelle o di trasmissione di quanta di energia, descrivendo in sostanza un divenire; il primo principio della termodinamica, ammettendo che la quantità complessiva di energia da cui è formato l’universo si conserva immutata, malgrado tutte le trasformazioni di stato che avvengono in essa, accetta l’esistenza di un divenire.
Il divenire non è un sorgere dell’essere dal nulla o un precipitare dell’essere nel nulla, il divenire relativo alla realtà non è uno stato fisico ma è un mutamento di stato che si manifesta come entropìa, che è un’involuzione da forme di energia più facilmente trasformabili a forme meno facilmente trasformabili, cosi come stabilisce il secondo principio della termodinamica.
La problematicità del divenire è tutta racchiusa nell’affermazione che il divenire non si spiega da sé, non è autosufficiente; se dovessimo ipotizzare che il divenire è assoluto, cioè comprende tutta la realtà, oppure che il divenire è spontaneo, cioè non accade per opera di alcuna causa, o infine che il divenire è autosufficiente, cioè non ha bisogno di alcuna spiegazione, dovremmo ammettere che un nuovo stato che produce il mutamento, sia già ricompreso nello stato di cose precedente ad esso, in tal modo non si spiega affatto la sua differenza rispetto allo stato precedente, cioè la sua novità.
Pertanto il divenire sarebbe non un mutamento di stato, ma uno stato immutabile al pari di un movimento inerziale che non ha bisogno di cause, ma questo significherebbe affermare che stati successivi al precedente, quindi diversi, sono identici, cadendo in una evidente contraddizione.
Dunque tutto ciò che muta si muove rispetto allo stato precedente ed è mosso da altro, infatti se ciò che si muove fosse mosso da sé produrrebbe un mutamento in potenza e in atto nello stesso tempo e rispetto allo stesso movimento il che è contraddittorio.
Una forza misteriosa muove l’universo.