La scogliera di Gianmarco

Racconto e foto in copertina di Adriana Sabato
<< Ciao Gianmarco, che bella costruzione, hai riprodotto la scogliera laggiù?>>
<< No>>, rispose lui, << questa è la scogliera, non quella!>>
Alessia rimase senza parole. <<Che avrà voluto dire, il piccolo Gianmarco?>>
<<Scusami mamma,>> disse Federica, <<ma perché voi adulti, a noi bambini, ci trattate come fossimo ebeti?>>
Ancora una volta Alessia rimase a bocca aperta.
<<Ma quando?>>
<<Mamma, quando siamo piccoli ci chiedete: come ti chiami? quanti anni hai? che classe fai?
<<Rispondiamo e voi adulti esclamate con una faccia tutta meravigliata: che bravo! Come se tutto ciò fosse merito nostro. Mi sembra un fatto di una naturalezza indiscutibile, rispondere a delle semplici domande, eh, mica è una scoperta! Così sembrate ebeti voi adulti.
Non parliamo poi dei pizzicotti sulle guance, dei quali non si capisce bene la natura: estrema simpatia, o indecifrato sadismo?>>
<<In ogni caso >> disse Alessia cambiando argomento, <<non capisco cosa significhi che la scogliera è questa e non quella! Gianmarco lo dice con convinzione inaudita!>>
<<Ecco, mi riferivo proprio a questo, ogni bambino vede il mondo a modo suo. Libero da pregiudizi e preconcetti. Senza trucchi e senza veli. Forse Gianmarco pensa che la scogliera grande sia l’immagine di un film, proiettata attraverso un grande televisore, chissà. Mentre la sua, quella piccola, pensa sia la vera scogliera, quella che lui ha riprodotto copiandola da quello che lui immagina essere un televisore! La mia però, è solo un’ipotesi. Le spiegazioni potrebbero essere tante>>.
In una calda giornata di luglio di qualche settimana prima, un pianto disperato aveva preannunciato l’arrivo di Gianmarco sulla spiaggia. Ma che voleva quel bimbo che disturbava la tranquilla siesta di Alessia sotto al sole? Niente, non smetteva, nonostante il nonno cercasse in tutti i modi di tranquillizzarlo, non smetteva… Alessia alzò lo sguardo, furiosa, cercando di capire cosa stesse succedendo e perché mai quel bimbo tanto fastidioso, continuasse con i suoi strilli ad importunare, peggio di un moscone ronzante, la sua pennichella pomeridiana!
<<Perbacco, disse, rivolgendosi a Lorenzo, sdraiato accanto a lei! Ma non la finisce? E il nonno perché non glielo molla un bel ceffone? >>
Si alzò, armata di impazienza, ma d’un tratto, la sua furia si calmò. Si accorse che Gianmarco voleva sollevare delle pietre in cemento non tanto grandi ma abbastanza pesanti per la sua tenera età e infatti non riusciva a spostarle neanche di un millimetro. Sembrava volesse riprodurre la scogliera che si trovava accanto al suo ombrellone e non riuscendoci strillava come un matto, e tirava per le mani suo nonno, per cercare di fargliele spostare a lui, quelle maledette pietre, a lui che si era distratto un momento e non riusciva neanche a comprendere le ragioni del suo pianto.
<<Un piccolo architetto! Come sei bravo, Gianmarco>> Alessia pronunciò queste parole, cascando in quella specie di trappola da ebete, della quale Federica le aveva già accennato. Alessia lo guardò montare, aiutato dal nonno, la sua piccola costruzione. Lui, con operosa attività, faceva su e giù per la spiaggia, cercando di ancorare la scogliera, meglio che poteva, nella sabbia del bagnasciuga. Tanti bambini, richiamati dalla bellissima opera, attorniarono immediatamente Gianmarco, il quale cercava in tutti i modi di non fargliela toccare, affannandosi ancora avanti e indietro, quasi cercando di dare libero sfogo alla sua soddisfazione.
La scogliera di Gianmarco era bellissima. Riproduceva esattamente, in ogni minimo particolare, la scogliera piazzata lì tanti anni prima, con l’utilizzo del braccio meccanico, nel tentativo inutile di arginare il mare e che il mare piano piano stava insabbiando: una vera follia indicativa delle incapacità dell’uomo moderno… Alessia ritornò indietro col pensiero. La piccola scogliera di Gianmarco le rammentò, come in un flash, i Madonnari di Bologna che incontrava ogni mattina in via Rizzoli, ai tempi dell’Università. <<In fondo anche i Madonnari riproducono un’immagine>>, pensò. Essi trascorrevano ore ed ore seduti per terra a riprodurre con strumenti molto semplici, e tantissimi colori, soggetti di arte sacra, e lei ogni volta si fermava, incantata, ad osservare cosa stessero realizzando in quel momento e quanta, instancabile pazienza, quanta forza, impegnassero nel realizzare quelle opere così poco durature e tanto effimere. Effimere come la scogliera di Gianmarco.
Il giorno dopo, tornando in spiaggia, trovò nuovamente il piccolo architetto alle prese con la sua opera: un’onda aveva spazzato via la scogliera in miniatura e lui, tutto affannato, cercava in ogni modo di ricostruirla. Il nonno di Gianmarco, mentre aiutava il piccolo, raccontò ad Alessia che il bimbo aveva avuto gravi problemi di deambulazione, dovuti ad una brutta poliomielite che lo aveva colpito da piccolissimo e aveva rischiato, per questo, di ritrovarsi invalido per tutta la sua vita. Ma fortuna volle che, d’un tratto, la sua guarigione risultò più verosimile di quanto sembrasse, tanto che in molti gridarono al miracolo. Appariva ben chiaro, a questo punto, quanto Gianmarco fosse davvero un bambino speciale. Il suo modo di saltellare, di affannarsi nel dare sfogo alla sua fantasia, di attirare l’attenzione di tutti, con le sue simpatiche movenze, gli conferiva un tratto caratteriale di positiva vitalità, da far dubitare chiunque della veridicità della sua storia. Chi l’avrebbe mai pensato che un bimbo tanto agile e scattante, avesse sofferto di disturbi tanto seri! Disturbi così seri che, in caso si fossero aggravati, avrebbero potuto causare anche la morte!
<<La vita è una continua meraviglia>>, pensò Alessia fra sé e sé, <<offre sempre una seconda possibilità.>>
<<Ecco>>, disse Alessia rivolgendosi a Federica, <<in questo caso l’uso delle proprie gambe, che dovrebbe essere naturale e indiscutibile, come dici tu, è davvero una conquista, una grande conquista: sfido chiunque a pensare il contrario!>>
Ancora adesso le pietre della bellissima scogliera in miniatura sono là, anche se sparpagliate in malo modo dai flutti impazziti del mare in tempesta. Sono là, pronte a riprendere vita dalle mani di Gianmarco che vede il mondo a modo suo. Libero da pregiudizi e preconcetti. Senza trucchi e senza veli.