Jamie Miller: un adolescente di oggi?

“Jamie Miller: un adolescente di oggi?” è un articolo di Letizia Falzone. In copertina un fotogramma della serie “Adolescence”
Immaginate che alle luci dell’alba, le forze dell’ordine irrompano in casa vostra per arrestare vostro figlio. L’accusa è terribile: ha ucciso una sua coetanea. Subito pensereste a un errore giudiziario, a uno scambio di persona. Ma se non fosse così? È quello che a poco a poco cominciano a domandarsi i genitori del timido tredicenne Jamie Miller, un ragazzino che va molto bene a scuola e che non ha mai dato problemi.
“Adolescence” in soli quattro episodi mette in discussione il mondo degli adulti e la loro capacità di capire i propri figli, sempre più assorbiti dai social e da una cultura parallela che appare sempre più indecifrabile. Narrata in tempo reale, con lunghi piani sequenza che inducono gli spettatori a sentirsi costantemente intrappolati nello stesso incubo dei Miller, la serie segue l’arresto di Jamie Miller, le indagini a scuola, il suo difficile colloquio con una psicologa (forse l’episodio più riuscito in assoluto) e le reazioni della famiglia e della comunità.
Disturbante, coinvolgente, psicologica, un viaggio immersivo senza vie di fuga.
Tante le tematiche trattate: bullismo, identità sessuale, revenge porn, il ruolo dei social network nella vita degli adolescenti di oggi: i loro codici, il loro linguaggio sospeso tra parole ed emoticon. Un microuniverso che rischia di relegare ad anni luce di distanza la possibilità – o meglio la volontà – di comprensione da parte del mondo adulto.
È un esame di coscienza personale e collettiva, un’analisi sociale cruda e spietata, la lama che si fa spazio nel fallimento, un capolavoro di tecnica cinematografica, la bravura ipertrofica del cast, in primis dell’esordiente Owen Cooper che è solo un bambino, e che potrebbe essere il figlio di ciascuno di noi, dentro una storia che è quella di chiunque di noi.
Un piccolo capolavoro televisivo ricco di spunti di riflessione che ha il merito di affrontare con grande lucidità temi complessi come il bullismo, la solitudine, la mascolinità tossica e la radicalizzazione online. “Adolescence” non propone soluzioni facili, ma invita i genitori a farsi le domande giuste per capire il mondo e i meccanismi mentali dei ragazzi di oggi. Ci costringe a porci domande molto scomode: quanto conosciamo davvero i ragazzi di oggi? Quanto conosciamo davvero i nostri figli?
Una serie che tutti dovremmo vedere: perché parla del mondo in cui viviamo, parla di tutti noi. Perché quella mascolinità tossica di cui tanto si parla sui social e in Tv può nascere anche dietro le porte chiuse delle camerette di adolescenti che chiamiamo “normali”. Quattro episodi girati in un unico piano sequenza che vi buttano dentro lo schermo e vi lasciano lì, insieme ai protagonisti della storia, senza mai dimenticare il motivo per cui siete lì. Senza redenzione, senza lieto fine, con la sensazione di essere in difetto.
E facciamocele quelle domande, prima che cadano disperate nel vuoto: avremmo potuto fare di più?