Iran a mani nude. Mariano Giustino e il messaggio che ci arriva da Oriente

Iran a mani nude. Mariano Giustino e il messaggio che ci arriva da Oriente

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Iran a mani nude. Storie di donne coraggiose contro ayatollah e pasdaran” di Mariano Giustino, 2024, Rubbettino editore

Era il 16 settembre 2022 quando Mahsa Amini, che da lì a qualche giorno avrebbe compiuto 23 anni, fu uccisa solo perché aveva deciso di non indossare l’hijab, il velo obbligatorio imposto alle donne dal feroce regime iraniano.

Lei che era curda, quindi appartenente a una minoranza, con il suo sacrificio non pensava di scatenare l’ira di un intero paese contro i tiranni. Eppure, a portare avanti questa protesta, che ancora continua, sono i giovani della “Generazione Z”, stanchi di accettare proibizioni, vessazioni, torture e tutto ciò che il potere sa somministrare a coloro che non si sottomettono alla sua prepotenza.

Mariano Giustino, corrispondente in Turchia per Radio Radicale, ha raccolto in questo libro alcune storie raccapriccianti. “Iran a mani nude” non è un testo semplice da digerire, perché le torture inflitte a questi giovani, che continuano a ribellarsi alla tirannia degli Ayatollah, sono raccontate nei minimi dettagli. Ma l’intento dell’autore non è stato quello di creare l’effetto shock, ma di suscitare indignazione, riflessione e azione.

Un regime che sevizia persino i bambini, che mette a morte i minorenni, che ammette lo stupro e l’uccisione delle ragazze che chiedono solo di vivere la loro natura, non è una faccenda per pochi intimi, per appassionati filantropi o per utopisti, ma riguarda tutti. I giovani iraniani, senza sparare un colpo, senza atti terroristici, restando uniti nella comune lotta per la difesa della libertà di espressione, hanno creato profonde spaccature nella classe dominante.

Ciò dovrebbe essere di lezione anche ai cittadini dell’Occidente, che credono immutabile il quadro politico delle loro nazioni, che pensano sempre di aver chiuso con le passate dittature, che sono convinti di avere tutta la libertà possibile dalla loro e di vivere dalla “parte giusta” del mondo. Purtroppo non è così, la democrazia necessita di dialogo, di confronto, di partecipazione e di costanti spinte riformatrici.

I giovani iraniani, nella loro Primavera insanguinata, stanno impartendo una lezione forte al mondo, in particolar modo a quei giovani occidentali che hanno avviato un duro revisionismo verso l’eredità lasciata loro dai padri e dalle madri. Fatto sta che la critica senza attivismo è solo un piagnisteo.

Cosa chiedono i giovani iraniani? In particolare, per cosa combattono le donne vittime dell’apartheid di genere?

Paradossalmente, vogliono essere liberi come noi occidentali. Vogliono vestirsi come meglio credono, vogliono scegliere, vogliono divertirsi, vogliono sbagliare e poi lamentarsi, vogliono forse anche piangersi addosso. Insomma, vogliono il meglio di ciò che abbiamo ma che spesso disprezziamo. Eppure, anche l’Occidente ha conosciuto la sua epoca oscura, infatti ciò che siamo è frutto di secoli di cruente lotte senza confini.

Quindi, attraverso i ragazzi dell’Iran possiamo vedere quello che di buono dovremmo preservare, restando vigili, e anche su cosa dobbiamo riflettere affinché ci sia una reale emancipazione. Trasversalmente, questi giovani mediorientali ci stanno dicendo che non possiamo dormire, perché tutto si può perdere per eccesso di apatia.

Consiglio fortemente la lettura di questo libro, perché non mette in mostra solo le torture, ma ci dà la possibilità di riflettere sullo stato di salute del nostro Occidente. Anche i ragazzi e le ragazze dell’Iran ripetono di essere stati traditi dai loro genitori, da coloro che appoggiarono la rivoluzione del 1979 di Khomeynī, le cui intenzioni erano quelle di costruire “uno Stato che si basasse sui valori cardine delle democrazie europee”; fatto sta che le premesse sono state tradite, senza dimenticare le responsabilità degli Stati Uniti, che appoggiarono più l’ala fondamentalista che non quella democratica, perché secondo alcuni quest’ultima era influenzata dall’Urss.

Ecco, quindi, che anche in questa storia resiste l’immagine universale del potere-piovra contro cui tutti dobbiamo combattere. L’Iran ci sta indicando la via?

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