Letizia Battaglia. Dialogo con Nicoletta Taricani

Letizia Battaglia. Dialogo con Nicoletta Taricani

Un dialogo di Laura Catini con Nicoletta Taricani, che ha appena pubblicato per l’etichetta musicale nusica.org l’album “Memorie”, dedicato alla figura di Letizia Battaglia. Le foto sono state fornite dall’autrice dell’articolo.

LC. C’è un “fattore” che si pone all’alba della vita di Letizia Battaglia che, nel conoscere la sua vita e tenacia, ha scavato sensibilmente nella mia psiche per un’analogia di vissuto. Si insediava in me qualcosa di afferente al suo lavoro che andava ben oltre il già noto e che attirava, con fermezza, il mio sguardo. Quando si decide di visitare un lavoro, come quello di Letizia Battaglia, nella propria vita, non può e non deve essere mai una scelta banale. Quando Ginevra mi ha contattata, ho compreso che il tuo potesse essere un omaggio, un operare di senso e peso specifico di radice siciliana.

Con questo progetto voglio prima di tutto ringraziare Letizia Battaglia per il suo lavoro, ritraendola attraverso la mia musica. Poi, arriva l’omaggio alle sue opere e la condivisione di una parte della sua carriera. Infine essendo anche io siciliana, non è mancato quell’orgoglio in più che mi ha spinta a “fotografarla” con la musica.

LC. La macchina fotografica è narrazione fortissima che attraversa i luoghi e gli animi più difficili, e si installa tra le pagine di giornale come L’Ora, che non lasciano le notizie invisibili. Lei è la prima, insostituibile, fotoreporter che, da quel momento, segna un’attitudine nel fare fotografico, mai vista in precedenza.

Agli inizi la fotografia è stata una necessità, il mezzo per arrivare a fine mese e poi si è trasformata nella voce che raccontava ciò che accadeva a Palermo e non solo. La sua attitudine nel fare fotografico è stata rivoluzionaria, ma sicuramente lei non ci ha pensato più di tanto, perché faceva parte della sua indole fotografare con rispetto, facendosi “notare” dal protagonista, quasi come se chiedesse il permesso. Molte delle persone da lei ritratte le coglieva nel momento dell’arresto e quindi in manette, e lei a maggior ragione prima di premere il bottoncino della macchina fotografica, si mostrava alla persona. Ci sono anche fotografie che non è riuscita a scattare per una ragione di stima e affettiva troppo grandi nei confronti della vittima e queste immagini se le è portate dentro fino all’ultimo giorno della sua vita, come un lutto non elaborato.

LC. Una vita impegnata non fugge ma attiva sempre un ritorno nei luoghi, in cui avverte l’esigenza del praticare un’azione civile, del moltiplicare il lavoro, la dose della propria propensione. Quelle crepe sanguinanti dovevano essere l’origine da cui partire per estrinsecare una verità vera del circostante, esente dai lustrini sfavillanti di un contemporaneo fine a sé stesso. Quella verità, così fermata, era inquietante fascinazione nei volti che trattenevano una bellezza dimenticata, imputridita, schernita da un’Italia che provava paura, disattenzione, menefreghismo egocentrico e metteva in atto tutti quegli atteggiamenti insensati che legavano, in un unico fascio e nel dimenticatoio, quell’entusiastica possibilità di vita. Tuttavia, la donna – che viveva in Letizia Battaglia – ha tenacemente continuato a porre il suo obiettivo proprio in quelle zone del vivere.

Letizia Battaglia infatti ha girato il mondo e sicuramente al punto più alto della sua carriera avrebbe potuto schioccare le dita per ottenere qualsiasi cosa. Lei però è sempre ritornata a Palermo per cercare di cambiare la mentalità e di svegliare le menti di coloro che ancora oggi sono soggiogati dal duro gioco della mafia. Lei scendeva in piazza, parlava ai giovani, ha dedicato tanto e tanto tempo agli emarginati, ha lavorato in politica sperando di riuscire ad avere la chiave di accesso al cambiamento subito e invece questa esperienza è quella che probabilmente l’ha delusa più di tutte. Quello che ha realizzato lo ha fatto con le sue mani e la sua grande forza di volontà.

LC. Pier Paolo Pasolini e Letizia Battaglia. Un incontro che ha segnato la vita dell’uno e dell’altro. Una città come Milano, perno dei cambiamenti.

Era l’11 dicembre del 1972 e Letizia si trovava al Circolo Turati di Milano, gremito di gente che aspettava di incontrare Pier Paolo Pasolini, chiamato a rispondere ai violenti attacchi al suo film I racconti di Canterbury. In un’intervista su Repubblica (2011) rivive così quel momento: “Mi trovai a fotografare con un’incoscienza “tecnica” che alla fine fu un bene, perché credo che questi ritratti di Pasolini, per quanto alcuni siano anche sfocati, siano aderenti al personaggio, lo rappresentino con verità. Quel giorno era sconvolto dagli attacchi ricevuti per il suo film. Il dibattito fu durissimo”. Ecco per me questa è la dimostrazione della sua attitudine alla fotografia. Qui emerge la sua umiltà, la sua delicatezza, la sua comprensione e la sua sensibilità. L’elenco potrebbe continuare.

LC. Manicomio e follia hanno frequentemente coinvolto i grandi. La fotografia di Letizia Battaglia non è mai scissa dalle lacerazioni del sociale.

L’impegno sociale e la fotografia erano sullo stesso binario nella fotografia di Letizia. Nelle pause pranzo dal giornale “L’Ora” scappava all’ospedale psichiatrico Real Casa dei Matti di Palermo (per cui ho scritto un brano) e dedicava il suo tempo ai dimenticati, agli emarginati della città, a chi è stato recluso lì perché donna e rimasta incinta vent’anni prima a causa di violenza sessuale da parte di un prete. Insomma, lei poteva fare la sua pausa pranzo davanti al Teatro Massimo o rientrare a casa a farsi una “pennichella” e invece no. Questo suo lato generoso ed estremamente sensibile mi affascina parecchio. Io stessa cerco nel mio piccolo di dedicarmi a chi viene emarginato, con i piccoli gesti ma anche dedicando progetti di musica. Non riesco a stare ferma e se ho una pausa, ho bisogno di nutrirmi e aggiornarmi continuamente per far sì che il mio aiuto, poi, possa essere utile. La cultura mi ha davvero salvata e Letizia Battaglia si è aggiunta a questa salvezza.

LC. Fotografia come individuazione e commozione del sé. Il suo rapporto con il corpo della donna. Il sogno al di là di qualsiasi difficoltà.

La figura femminile è stato un altro grande capitolo della fotografia di Letizia Battaglia. Invito a guardare con attenzione ogni singolo scatto e a trovare il fascino che lei in primis provava verso la donna in tutte le sue sfaccettature, forme, stato sociale.

Post correlati