Il Grifone. La tecnologia, la ‘ndrangheta e la penetrazione nel web

Il Grifone. La tecnologia, la ‘ndrangheta e la penetrazione nel web

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Il Grifone” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Mondadori, 2024

Soldi che si trasformano, che si smaterializzano nel web per poi ricomparire da un’altra parte; partite di droga che si spostano tramite messaggi cifrati, criptati; collaborazioni a distanza, riunioni nel MetaVerso e commercio nel deep web. No, non è un film distopico, ma le prove che testimoniano di come la criminalità si stia evolvendo, sfruttando a proprio uso e consumo le infinite risorse della rete.

Cosmopolita e universale tramite le nuove tecnologie, fortemente conservatrice grazie a un codice antico che niente e nessuno può scalfire. “Il Grifone”, libro scritto a quattro mani dall’ex Procuratore di Catanzaro, oggi a Napoli, Nicola Gratteri, e l’esperto di ‘ndrangheta, Nicola Nicaso, segna uno spartiacque che impone a tutti noi di cambiare idea sulle mafie.

Via la coppola e la lupara, così come l’idea di una “rozzezza di classe” che guida la mafia calabrese, diventata la più potente del mondo. Oggi, la ‘ndrangheta cerca più hacker che sicari; vuole esperti di informatica senza scrupoli capaci di fare affari nei meandri oscuri di internet, riversando tutto nei mercati finanziari considerati legali.

Le radici sono radici; i calabresi lo sanno bene, la tradizione non si tocca, ma il futuro non spaventa gli impavidi picciotti e le nuove inchieste portate avanti in Italia e in Europa dimostrano che anche la vecchia ‘ndrangheta, sebbene legata alle regole dei secoli scorsi e ai riti che l’hanno distinta dalle altre, sa penetrare nell’informatica e renderla sua “sodale”.

Chi leggerà “Il Grifone” non potrà che restare meravigliato, perché alcune pagine sembreranno tratte da un romanzo di fantascienza o ci catapulteranno nei mondi creati da Philp Dick, invece tutto è realtà e, mentre stiamo scrivendo, Bitcoin che puzzano di sangue e transazioni finanziarie oscure danno a quello che ancora è considerato “un gruppo di semi analfabeti” agio, potere e onorabilità.

Ciò non vuol dire che gli ‘ndranghetisti sono diventati ingegneri informatici o esperti hacker, anzi restano sempre loro, ossia individui dominati dalla sete di dominio e legati a un certo modo di interpretare la realtà. La loro capacità però sta nel cercare altre strade, nell’emanciparsi pur restando fedeli alla propria origine. Abilità che le altre organizzazioni criminali non hanno avuto; infatti, la ‘ndrangheta non ha mai abbracciato la strategia stragista della Mafia siciliana, ma è rimasta in silenzio, unendosi e mostrandosi compatta.

Certamente, alla fine di questo saggio, alla tipica immagine di uno ‘ndranghetista chiuso in un casolare isolato della Locride che viene disturbato solo dal belato delle pecore, molti lettori dovranno aggiungere quella di un uomo che, magari, con un iPhone di ultima generazione, con tanto di connessione 5G, manda messaggi via Telegram, o tiene un veloce summit nel MetaVerso con narcos messicani e colombiani, standosene seduto sul divano di casa propria, indossando panni e accessori che lo rendono “un avatar attivo” nella realtà virtuale.

Chi fermerà il Grifone?

E lo Stato dov’è? È pronto per la sfida? Gratteri, che è stato anche a Tortora, nel cosentino, il 16 agosto 2024, è stato chiaro: “si perde tempo utile dibattendo su argomenti come le intercettazioni. Qui ancora si pretende che gli inquirenti pedinino i criminali. Tutto ciò mentre le mafie acquisiscono sempre più competenze sul web”.

Come detto, tutto può essere sconfitto e arginato nel momento in cui si prende atto del problema. Non deve meravigliare che la ‘ndrangheta si sia infiltrata anche nel web, anzi dovrebbe stupire il contrario, ossia che la criminalità sarebbe rimasta a guardare mentre tutto intorno si muoveva. La possibilità di ripulire denaro, di vendere droga, di commissionare illeciti attraverso metodi veloci, sicuri e che permettono persino l’anonimato, è per tutti una manna dal cielo. È proprio lo Stato quello lento, che continua a grattarsi la testa su questioni che ormai sono state archiviate.

L’anarchia del web, soprattutto del suo lato oscuro, è così complessa che prima si interviene e meglio è. Infatti, ancora una volta è giusto ribadire che mentre noi discutiamo e ci impantaniamo in discorsi senza senso, le mafie continuano ad acquisire competenze.

Certamente, bisogna anche appurare se, allo Stato, un certo “silenzio” convenga. Chissà, nell’epoca della spettacolarizzazione e dell’apparenza, anche il perdurare di certe associazioni è utile.

 

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