Lievi auspici sotto un cielo di fuochi artificiali
Articolo e foto di Martino Ciano
In un angolo a cercare la vita. Respiravi vicino ai rifiuti, mentre i gatti laceravano le buste e rovistavano tra gli scarti. Per loro pacchi dono, per te rifugio dalla folla, ché la fuga dalla festa ti venne consigliata dall’ansia di stare tra troppi simili, anzi ti venne intimata da quel tuo animo danzante, amante degli spazi immensi, poco popolati. Era arrivato da qualche minuto il nuovo anno, uno come tanti, eppure questo arrivo ricarica dagli affanni, e porta con sé una valigia carica di buoni propositi, di zuccherosi auspici, anche se tu lì, vicino alla spazzatura, vomitavi guardandoti intorno, cercando aiuto con lo sguardo. C’erano solo gatti, gatti predatori di sporcizia disumana, anche tu sentivi d’essere un rifiuto del vecchio anno, un pensiero da riporre in soffitta. Ogni anno è stato così, anche ora è così.
Ripetizione. Ogni cosa come prima, anche se appare nuova. Eterno ritorno, anche quando nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Ubriaco, sei ubriaco anche se userai il presente storico o il passato remoto per raccontare la scena. Di un’allucinazione collettiva sei preda, mentre in cielo, accanto alla luna, sostano Marte e Giove e tu pensi all’oroscopo annuale degli astrologi televisivi o di youtube. E si spalancano le porte della percezione, in questo caso della divinazione, e divino consenso sta nelle loro parole, anche nel tuo vomito c’è il segno inequivocabile del destino, paghi l’ingresso nei prossimi trecentosessantacinque giorni riversando un pezzo di fegato sull’asfalto. Il nuovo anno è un’ode alla speranza, al dolce augurio di prosperità, a una morte meno dolorosa qualora dovesse verificarsi.
Respiravi vicino ai rifiuti, mentre i gatti laceravano le buste e rovistavano tra gli scarti. Anche quest’anno è morto Dio nell’indifferenza e tu preghi per una allucinazione, per il passaggio nella realtà entropica, forse l’unica che abbia un senso, forse essenziale. Un tremore ti accarezza la mano, lo spirito guida di un cocktail annacquato ti ha mandato in corto circuito lo stomaco. L’acidità fa scherzi terribili: una sbronza è ammessa, un uomo che vomita proprio no. Lo spirito guida sussurra alle tue orecchie, sovrasta i miagolii dei gatti. Possa Dio aiutarti in questo momento, ci sono ancora un sacco di persone che muoiono soffocate dal proprio vomito. Fa schifo pensarci, fa schifo anche scriverne. Ironicamente i fuochi di artificio illuminano il cielo, qualcuno cambia già calendario, strappa il foglio dell’ultimo mese dell’anno trascorso. Tu in quale anno sei nato? Sei stato strappato, lacerato, accartocciato e poi buttato in un secchio?
Le colonne d’Ercole sono davanti ai tuoi occhi, dopo di loro c’è un Oceano color fogna, dopo di lui il niente. La fine del mondo è una speranza collettiva. Tu sei un uomo senza colletto bianco, ti corrompi nell’alcol per evitare la corruzione istituzionale e istituzionalizzata. Speri che quest’anno si avverino le profezie dei transumanisti, ma tu dovrai preoccuparti prima di tutto delle tue transaminasi. Alberto Magno, vescovo tedesco e filosofo del XIII secolo, diceva che la voce, quindi il saper emettere parole, è il mezzo con cui gli uomini sanno trasformare in concetti le sensazioni presenti nell’anima (vedi dolore, gioia e affini), mentre gli animali sono fermi al loro grado istintuale e con i loro versi sanno solo esprimere le sensazioni di base, essi in poche parole non sanno ragionare su ciò che l’anima sente. Fatto sta che tu, vomitando, esprimi una sensazione, un rumore doloroso, ma non sai trasformarlo in concetto, quindi in quel momento di liberazione tu eri un animale, solo un animale. Anche adesso sei un animale ragionevole.
L’anno che arriva è un complotto contro l’umanità. Tu l’hai ordito! In significati opposti corre la vita, il non senso della pietà è davanti agli occhi di chi vomita e di chi è sereno. Tu hai finito, ti sei ripulito, sei rientrato nella calca, sei ritornato a essere uno tra tanti. Ti aspetti qualcosa di diverso, legittime aspirazioni di umana vanità già bussano al tuo cuore. La festa continua per tutti, anche per te, anche per i morti, anche per quelli mai nati. Questo è un nuovo inizio, eppure bisognerebbe avere il coraggio di smetterla con questa bugia che qualcosa inizia. Non sei d’accordo?