Etiennette di Salvatore Cucinotta e Gianni Vittorio

Recensione di Sebastiano Impalà
Il libro di Salvatore Cucinotta e Gianni Vittorio, il primo poeta o libero pensatore e l’altro fotografo, è un connubio piacevole fra parole ed immagini. Le poesie si amalgamano splendidamente alle foto in bianco e nero che esaltano l’essenza stessa delle parole.
Il poeta Cucinotta scrive di getto le sue più intime sensazioni, le frustrazioni, i ricordi e anche le negatività del quotidiano con piglio deciso, ma non è mai del tutto pessimista, anzi! Nelle sue liriche s’intravede spesso la speranza di una vita migliore, di amori più degni e duraturi. Vi è nella sostanza del verbo la ricerca quasi spasmodica di un riposo dell’anima, di una pace negata dall’uomo proprio nei confronti dei suoi simili, soventemente evidenziata dall’autore il quale, con mille interrogativi, si pone di fronte agli endemici quesiti dell’uomo contemporaneo.
Così appare sontuosa la natura, depauperata e scarnificata dal corso degli anni come nella poesia” Dolci silenzi”, dove il poeta nudo si chiede chi potrà mai privarci di cotanta bellezza. Salvatore, timidamente, ne abbraccia la maestosità e gli arcani misteri, così come il fotografo Gianni. Costui decanta, attraverso lo scatto leggero ed intimistico, tutte le bellezze della natura, ma lo fa con tono leggero, da qui la scelta dominante del bianco e nero.
Tutto appare sfumato, rarefatto, in sintonia con la docilità degli ambienti impressionati. Una miscellanea gradevole fra paesaggi montani, ruderi abbandonati e scorci meravigliosi, catturati con occhio altrettanto poetico. Alla fine, sembra che i due amici abbiano composto sinergicamente e contemporaneamente sia i versi che le immagini.
Tutta la bellezza del libro si basa proprio sulla comunione d’intenti, dove traspare un’amicizia duratura e la sintonia dei loro pensieri. Da leggere e spogliare con un sottofondo musicale tenue, sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso.