Desiderio. Seconda parte

Desiderio. Seconda parte

Racconto di Giuseppe Gervasi. Illustrazioni Sabrina Alì

La notte abbracciò i due fratellini, Matteo dormiva profondamente mentre Gabriele preoccupato per il forte vento si svegliò. Al buio, evitando di accendere la luce per non svegliare Matteo, raggiunse la finestra. Notò la luce della torcia che si accendeva e si spegneva. Capiva che l’amico di neve usava la luce ad ogni violento soffio di vento e si preoccupava per lui. Anche Gabriele aveva tanta paura per il vento che arrabbiato piegava alberi, fiori e tentava di distruggere il pupazzo che eroicamente resisteva in giardino. Ritornò a dormire, triste e preoccupato.

Sotto le coperte pensava: “Noi volevamo semplicemente giocare e invece il nostro gioco fa soffrire un pupazzo di neve”. A questo pensiero il vento si calmò e la luce della torcia non si riaccese.
“Adesso posso finalmente dormire”, pensò Gabriele.

Il pupazzo di neve aveva tanta paura ma aveva compreso che dietro quella finestra c’era un piccolo amico preoccupato per lui. Mandò via i tristi pensieri, non usò più la torcia e si fece coraggio affrontando il buio. Una lacrima scivolò sul volto ghiacciato e il desiderio che non fosse una notte lunga gli faceva battere il cuore. Mattina, la neve iniziava a sciogliersi. Matteo e Gabriele corsero in giardino, preoccupati che il sole sciogliesse anche il loro amico. Sorpresi e felici videro che il pupazzo era ancora intero.

Una sola stranezza, l’amico di neve si era voltato a guardare il mare che si intravedeva oltre il giardino. Una striscia azzurra che aveva incuriosito il pupazzo. Non riusciva a capire di che cosa si trattasse e pensava fosse il cielo allungato.

“Cosa stai guardando?”, gli domandò Matteo.
“Non riesco a capire perché il cielo ha toccato la terra”, rispose il pupazzo.
“Ma cosa dici, quello che vedi è il mare, il nostro bellissimo mare!”, aggiunse il piccolo Gabriele.
“Il mare? Cos’è il mare!”, chiese il pupazzo di neve.
“Possibile che non conosci il mare?”, ribatté Matteo.
“Assolutamente no! Conosco solo il cielo e la neve”, replicò l’amico di neve, imbarazzato.
“Il mare è grande come la terra e il cielo, pieno di acqua, di pesci e le barche si muovono spinte dal vento.

Noi in estate quando l’acqua è calda ci tuffiamo e facciamo il bagno”, gli spiegò Matteo.

“Hai capito?” e Gabriele lo guardò negli occhi lucidi, bagnati da lacrime fredde.
“Ho capito piccoli amici, soffro il caldo, parlo, ascolto e rido solo se gli umani lo desiderano, mi sciolgo al sole e non conosco il mare e l’estate. Non sono felice, non posso esserlo” e abbassò lo sguardo.

Gabriele abbracciò il suo amico che da quel momento divenne Desiderio, il pupazzo di neve che non conosceva il mare…

“È solamente colpa nostra se Desiderio sta male, senza gli occhi del peluche bruciato non avrebbe mai scoperto che esiste il mare”, disse Gabriele al fratellino Matteo.
“Ma cosa dici, non è assolutamente colpa di nessuno! Ti prometto che lo porteremo al mare e gli faremo conoscere l’estate”. Desiderio ascoltando quelle parole sorrise e chiese ai suoi amici: “Come farete? Inizio a sciogliermi, non durerò a lungo!”.
“Stai tranquillo, so come fare, in magazzino c’è un vecchio congelatore che non usiamo più, ti nasconderemo lì dentro e ti faremo uscire in estate, quando finirà la scuola”, lo rassicurò Matteo.
“Grande, andiamo prima che torni papà, lui non deve sapere nulla”, aggiunse il piccolo Gabriele, asciugandosi le lacrime.
“Una foto, scattatemi una foto!”, urlò Desiderio.
“Perché?”, ribatté Matteo.
“Un giorno capirete”, rispose Desiderio.

Gabriele corse dentro casa, prese il cellulare di mamma, tornò in giardino scattò una foto e un’altra ancora. Subito dopo le braccia larghe di Desiderio avvolsero Matteo e Gabriele in un lungo e intenso abbraccio. Il sorriso dei tre amici allontanò il velo di malinconia che un leggero e gelido vento aveva sparso nel giardino innevato. Tutto accadde in un baleno, accompagnarono Desiderio in magazzino, lo fecero entrare nel congelatore, lo chiusero dentro e attaccarono la spina.

“Fatto, andiamo e mi raccomando Gabriele, acqua in bocca, dobbiamo semplicemente controllare che il vecchio congelatore funzioni”, ordinò Matteo.
“Non ti preoccupare Matteo, sarò muto come un pesce senza corde vocali”, sussurrò a bassa voce il piccolo di casa.

Quasi ogni giorno, dopo aver bussato battendo i pugni sul vecchio congelatore, la solita frase:

“Come stai?”.
“Tutto bene, fa freddo, ho solo un po’ di tosse”, rispondeva a bassa voce Desiderio.

L’inverno iniziava a raccogliere le sue cose, la pioggia, il vento, il freddo e la neve. Con la valigia piena se ne andò e salutò. La primavera con i suoi colori e profumi era tornata, leggera e allegra bussò alle porte. Primi giorni di maggio, iniziava a fare caldo…

“Senti mamma, domani maglietta a maniche corte, fa troppo caldo! Oggi mentre giocavo a pallone ho dovuto togliere la felpa, ero tutto sudato!”.
“Va bene”, rispose mamma a Matteo e tagliò la pizza che aveva preparato per i suoi bambini.

Gabriele ad un tratto si ricordò che Desiderio soffriva il caldo e si precipitò in magazzino, lasciando la pizza nel piatto.

“Desiderio, come stai?”.
“Menomale che sei arrivato, fa troppo caldo cerca di abbassare la temperatura, ci dovrebbe essere un pulsante rotondo di colore grigio in basso alla tua destra”.

Gabriele nonostante l’agitazione riuscì a trovare il pulsante, abbassò la temperatura e rinfrescò Desiderio che stava sudando freddo e si era già tolto il cappello e la sciarpetta di lana.

“Grazie piccolo amico, ancora un po’ e al mio posto avreste trovato qualche litro di acqua ghiacciata”.

Gabriele sorrise e tornò a mangiare la sua pizza oramai fredda. Nelle notti di Maggio, pochissime volte il cielo si mostrava triste, le stelle accarezzavano la luna che si presentava in tutte le sue forme, piena, a metà o un semplice spicchio. La luna come per magia, divenne per il piccolo Gabriele un’amica a cui poter confidare i propri segreti. Solo a lei parlò di Desiderio e le chiese di illuminare il vecchio magazzino affinché la sua luce facesse compagnia all’amico di neve. Il pupazzo di neve intravedeva i raggi lunari e la leggera luce lo rendeva felice. Aveva capito che il piccolo Gabriele non lo avrebbe mai abbandonato e che Matteo avrebbe mantenuto la promessa. I bambini mantengono sempre le promesse, per loro è un gioco serio.

Il sogno continua…

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