Conversazione registrata in un sabato notte

“Conversazione registrata in un sabato notte” è un racconto di Giuseppe Rocco. In copertina un’immagine creata con l’intelligenza artificiale
Documento annotato dal sergente H: La conversazione è stata riportata dal distretto 1 di polizia di Cincinnati, Ohio. Appartiene alle videocamere presenti dentro e fuori casa del signor W. Angels. Fa parte di una investigazione iniziata con una denuncia di molestia sessuale. I detective hanno concluso che i due uomini sotto esame sono innocenti, per questo motivo ritiene giusto mantenere la riservatezza sui nomi degli indagati.
[W.]
Dio mio… sono sbronzo. Davvero sbronzo. Sbronzissimo. Vedo tutto… storto? Sottosopra? Come fossi a testa in giù, capisci?
[G.]
Certo che lo capisco. Ti ho visto mentre ti scolavi cinque o sei bottiglie di birra più i drink! Cazzo, sono sorpreso che tu non sia in coma.
[W.]
Ah tu mi capisci! Menomale. Io non ti capisco. Non capisco un cazzo. Dov’è il Whiskey? Avevo bevuto Whiskey vero? A casa ne beviamo altro, tranquillo. Dove sono? Me lo avevi detto di non bere troppo. Le chiavi? Le chiavi? Cristo santo, non posso averle perse… Come entro in casa senza le chiavi? Aiutami [G.]; tu cerchi nel vaso io sotto lo zerbino.
[G.]
Datti una calmata, le ho prese io le tue chiavi. E no, non hai bevuto whiskey e non dovremmo berne. Ti erano cadute in discoteca mentre eri impegnato a offrire drink a quella tipa. Quanti gliene hai offerti? E tra l’altro li hai bevuti tutti tu.
[W.]
Io, tipa? Non so di che stai parlando. Dobbiamo trovare le chiavi.
La donna qui citata come “tipa” è la vittima.
[G.]
Ti ho appena detto che le ho io le tue chiavi di casa.
[W.]
Bene. Bene. Ottimo. Dammele.
[G.]
No, apro io, stai dove sei.
[W.]
Oh, oh, dammi le mie chiavi. Chiamo la polizia, ti giuro che chiamo la polizia, [G.] ti giuro che la chiamo!
[G.]
Arresterebbero te. E levati di dosso! Ho aperto, entra, mettiti a letto e fatti passare la sbronza. Domani dobbiamo partire, te lo sei scordato?
[W.]
Io, io non…
[G.]
Sì te lo sei scordato in questo momento ma te lo ricorderai, almeno spero.
[W.]
Grazie, grazie, sei un amico, vieni che ti abbraccio.
[G.]
Tieni quelle manacce lontane da me.
[W.]
Sì capo, certo. Ma ti prego dai rimani con me, ho paura di rimanere da solo a quest’ora.
[G.]
Paura di che? Sei in casa tua, avrai installato quaranta allarmi e cinquanta videocamere per la tua fobia dei ladri! Possibile che l’alcol ti cancella tutto tranne questo?
[W.]
Per favore, rimani, non mi sento molto bene…
[G.]
No, no, no. Non qui, vieni in bagno, dai. Corri, corri, corri.
[W.]
Che alito. La mia bocca è velenosa.
[G.]
Sciacquatela, su.
[W.]
Senti, andiamo a stenderci sul divano, guardiamoci qualcosa, amico. Mi sento rinato bello, come se mi fossi liberato da tutti i miei eccessi negativi. Da tutti i “venti malvagi”, capisci?
[G.]
E ora perché stai parlando come un hippie? Sei stato impossessato dallo spirito di John Lennon? Esci da questo corpo John!
[W.]
Senti fratello, io vivo nel duemila diciannove. Non posso essere un hippie cronologicamente.
[G.]
Cronologicamente? Sei capace di usare un termine quale cronologicamente? Ma non sei ubriaco? Vabbè come vuoi tu, andiamo, spero che ti sia passata almeno.
[W.]
Mi è passato tutto, puoi stare tranquillo.
[G.]
Se c’è una cosa che non sono in questo momento, è tranquillo.
[W.]
Fratello, è una botta pazzesca questa roba. È come se il tuo cervello si fosse trasferito ma ora sta tornando e pian piano mette a posto tutti gli scatoloni, tutti i mobili. Wow. Dovresti provarlo anche tu.
[G.]
Uuuh, che droga la sobrietà!
Dopo queste parole c’è una pausa nella registrazione. Integrando le tracce audio con i filmati delle telecamere della casa, è stato confermato che i due ragazzi sono rimasti in silenzio per un’ora, mentre guardavano la televisione; il programma che stavano guardando non è stato identificabile.
[G.]
Non so come stai funzionando in questo momento ma non hai più bisogno di un babysitter. Si è fatta una certa, io devo tornare a casa. Vorrei rimanere qui ma non mi sembra più il caso.
[W.]
Perché questa fretta di tornare a casa, bello. Vivi da solo.
[G.]
Mi sento più a mio agio. Lo sai com’è, casa è sempre casa.
[W.]
Ascoltami, il rimorso ti sta ancora divorando per quella ragazza. Sì dai non farne una tragedia, ti ha lasciato, ma ci sono tanti pesci in mare, non morirai da solo.
[G.]
No no. Ascoltami bene, adesso capisco a che gioco stai giocando. E comunque sei ancora ubriaco. Lei l’ho lasciata io, questo te lo avevo detto forte e chiaro. Oltre ogni dubbio. Te lo ha detto anche lei cazzo, voi due vi conoscete da una fottuta vita! Tu hai ancora paura, paura di quella bionda, della tua ragazza, che dici di vederla in sogno ogni notte. Tu ti stai ancora flagellando. Devi passarci sopra, non è stata colpa tua. Non stai bene, hai bisogno di aiuto.
La ragazza qui citata come “bionda” è stata vittima di omicidio circa sette mesi prima questa conversazione. Aveva subito molestie prima del fatto, non da parte del suo fidanzato, bensì da parte di un terzo che la avrebbe ricattata, e in seguito ad un suo rifiuto, uccisa. Quel caso e il caso collegato a questo documento sono collegati secondo le scoperte degli agenti.
[W.]
Non so di che cosa tu stia parlando, io sto benissimo, mai stato meglio di così. Oggi siamo usciti, ci siamo divertiti, abbiamo ballato: guarda io sento ancora la musica tunz, tunz, tunz.
[G.]
Lo hai fatto perché ti costringi da solo a farlo. Ma sei forzato. Non sei sciolto. Non sei lucido. Non sei te stesso.
[W.]
Hai detto tu che ci ho anche provato con una tipa. Ci sono passato sopra quindi no? Senti perché non-
[G.]
Era esattamente come lei. La tipa. Bionda, occhi verdi. Bassina. Ti ricordava lei, ecco perché lo hai fatto. Anche se la tua memoria era sepolta sotto innumerevoli litri di alcol.
Grazie a questo profilo fisico, i detective sono riusciti a capire il tipo di vittima che cercava l’assassino.
[W.]
Io… io…
Dopo queste parole c’è una seconda pausa; [W.] non riesce a parlare, si possono ascoltare singhiozzi, grida di sconforto. I video confermano che stesse piangendo. Probabilmente era in preda ad un crollo psicotico. [G.] rimane in silenzio e tenta di rassicurarlo con parole inaudibili.
[G.]
Dai, basta. Calmati. Andrà tutto bene. Devi saperlo che non è stata colpa tua.
[W.]
Mi aveva chiamato, quella sera mi aveva chiamato. Potevo andare da lei, e poi lei sarebbe venuta da me. E oggi sarebbe ancora qui a baciarmi e a solleticarmi. A dire che sono il suo amore. A cantare. Adorava cantare. Ora canta solo nei miei incubi. Poi dopo il canto, sento un colpo secco, un buco nell’aria e scompare. Puff. Così come era comparsa scompare. Ma non era stata colpita da niente. Scompare lo stesso. Io non ci riesco a credere che è successo proprio a lei. E mi fa incazzare che non si sia ancora trovato il colpevole. Fino a quando non lo trovano per la mia coscienza il colpevole sono io. Io.
[G.]
Devi avere fiducia, lo troveranno.
[W.]
Non puoi saperlo. Non ne sono più convinto.
[G.]
Hai ragione, lo so. Ma forse ce la faranno. Il figlio di puttana non può essere andato lontano. Devi crederci. Almeno per te stesso.
[W.]
Invece può. Non sarà idiota. Sarà assassino, ma non idiota.
[G.]
Forse. Ma forse non è così.
Terza pausa. Il silenzio in questo periodo è totale.
[W.]
Senti, non ti devi preoccupare per me. Ora sto meglio davvero. Senti puoi andare, ti accompagno fuori. Lasciami solo a riflettere un po’, ho bisogno di processare.
[G.]
Va bene, come vuoi. Ma non devi più bere. Basta bere. Dammi il tuo whiskey. E tutti gli altri alcolici che hai in casa.
[W.]
Vado a prenderlo, ho solo quello.
[W.]
Ecco.
[G.]
Grazie. È per il tuo bene che lo faccio, lo sai. Vai a dormire. Senti, metti la sveglia, ti raccomando solo questo.
[W.]
La sto mettendo proprio ora.
[G.]
Bravo, sennò domani perdiamo l’aereo e la disavventura di oggi ti sembrerà nulla a confronto.
[W.]
Vieni con me, andiamo fuori.
[G.]
Quale era il vostro posto preferito? Questa strada mi sembra magica a quest’ora. Sembra una freccia incantata che trafigge la foresta nel suo cuore.
[W.]
Non mi ricordo bene il luogo specifico; non… non faccio più quella strada. Era un qualcosa sulla Route 42. Sai, avevamo visto lì un cervo, però quel cervo era strano, una specie di anomalia: bianco, con una macchia, senza corna. C’era vista molto particolare. Bella, non bellissima.
Questo è stato il luogo del delitto. L’assassino aveva probabilmente seguito la vittima andare da sola fino a lì. Grazie agli indizi in questa conversazione, i detective sono riusciti a ricondurlo ad altri due omicidi nei paraggi, oltre che all’accusa di molestia.
[G.]
Un cervo senza corna? Bianco? Non può essere.
[W.]
Invece c’era. E avevo la netta sensazione che mi guardasse.
[G.]
Non ci credo.
[W.]
Invece dovresti, girati lì, dove le case si mescolano al bosco; un bagliore nella notte, è lì, guarda.
[G.]
Porca puttana! Lo vedo! Mi sta guardando adesso. Lo vedo chiaramente.
Le videocamere non riportano nessuna immagine di un cervo. Tuttavia la presenza di questo animale è stata testimoniata da entrambi gli uomini. Gli psichiatri consultati dai detective non sono stati in grado di spiegare l’origine di questo fenomeno probabilmente di natura allucinogena.
[W.]
Già, sta guardando anche a me. Adesso si avvicina, viene in strada.
[G.]
Ma non rischia di essere investito, qui, per strada da solo?
[W.]
Non capisci. Non può essere investito. Quella è una cosa che non può essere.
[G.]
Aspetta, aspetta, non vedi lei sopra il cervo? Lo sta cavalcando.
[W.]
Sì, la vedo. La vedo eccome.
[G.]
Tu vedi questo ogni notte?
[W.]
Sì. Lo vedrò questa notte, la prossima, la vedrò sempre. È la mia condanna. Non so perché dovrei essere punito. È la mia stessa mente a farlo, mi sta dissezionando lentamente, notte per notte, una visione alla volta, in questa tortura visiva.
[G.]
Non c’è proprio nessun modo per evitarlo?
[W.]
Ho provato qualsiasi pillola, è stata inutile. Nessuno psicologo crederebbe a quello che vedo. E poi, in uno strano modo, non voglio che le visioni smettano. Sono una tortura, ma la tortura più grande è che sono l’unico modo per vedere lei. Perciò devo tenermele.
[G.]
Sai, non ti dirò nulla, non sono qualificato per dire cosa vuoi, né i miei occhi sono qualificati per tutto questo.
Quarta pausa, pochi secondi.
[W.]
Hmpf.
[G.]
Allora… buonanotte, mi raccomando domani mattina.
[W.]
Buonanotte.
Qui finisce la registrazione. [G.] cammina fino alla sua macchina senza smettere di guardare quella parte della strada. Racconta che mentre passava il cervo si era spostato vicino alla casa dell’amico. Nelle registrazioni audio e video della mattina seguente non è presente nulla degno di nota per le indagini.