Luna rossa di agosto

Luna rossa di agosto

Di Martino Ciano

Luna rossa di agosto,
non chiederci perché qui l’amore è condannato,
ché chiunque si bacia commette un delitto e come assassini si nascondono.

Su una spiaggia, nell’oscurità, mentre una vampa ti copriva il volto, la tua fiamma si infrangeva sull’acqua. Sei la luna, la luna di tutti, pochi se ne accorgono anche quando ti contemplano.

Era notte, qui la spiaggia, lì il Lungomare, il paese, il suo vociare. Tremano gli istinti, in agosto si incontrano amanti, bambini scalzi, donne e uomini spensierati; la vita è salsedine che ti impasta la pelle. Trascinavamo il passo, la tristezza era altrove. Mano nella mano, ci guidavamo l’uno con l’altro per non scivolare sui sassi, per non riempirci le scarpe di sabbia… volevamo tornare puliti a casa, senza segni di riconoscimento. Amarsi a volte è uno scandalo, un rischio. Ci siamo seduti vicini alla battigia… onda lieve questa notte, sembra una carezza, ma è un morso.

Mille luci al largo di paranze in cerca di fortuna. Si issavano le reti e con esse sbadigli. C’era il silenzio rotto dallo scoppiettio delle nostre labbra che si univano: via le disgrazie, animavamo la pelle, i sensi, le emozioni, l’ansia d’esser sempre pronti. La luna era rossa, noi fiamme; anche spenti restammo braci ardenti sotto le ceneri.

E interrogammo la luna rossa

Tu che un cielo lasci e un altro conquisti, che riempi gli occhi degli uomini di incredulità e di stupore, quanti amori osservi pur rimanendo schiva? Laddove siamo colpevoli di amarci, di essere nudi, di chiederci per un attimo se questo sia solo un vizio, una caduta nella bestialità, ci proteggi o ci istighi alla caducità? Sono problemi nostri o anche tuoi quelli che ci fanno chiedere perché qui si ammazza e si ruba alla luce del sole o si muore per un eccesso di moralità, mentre ci si nasconde per amarsi, per piangere e per soffrire. Ed è debole questa umanità… che dolore avverte l’uomo quando dev’essere uomo, mentre con gioia sotterra il suo simile.

E raccogliendo le nostre cose, i nostri corpi, portammo via l’anima, l’attimo e i ricordi. Tu sei rimasta lì, indifferente; sei rimasta Luna, arrossata, infuocata, forse solo una nostra visione.

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