Ti seguii per le rotte. Marcello Buttazzo e la ricerca dell’umanità

Ti seguii per le rotte. Marcello Buttazzo e la ricerca dell’umanità

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Ti seguii per le rotte” di Marcello Buttazzo, I Quaderni del Bardo edizioni, 2024

Tra invettive e lirismi risuona la poesia di Marcello Buttazzo; ella corre tra l’amore e l’impegno civile, perché esiste qualcosa che va al di là della realpolitik, del cinismo che suggella gli accordi, ed è l’incanto che le parole sanno creare, man mano che manifestano la loro consapevole direzione.

Buttazzo non si vergogna di essere un poeta dell’amore; anzi, egli è uno strenuo difensore degli ideali di concordia e di fratellanza che insieme spazzerebbero via molte controversie. Infatti, questi non sono versi sentimentali, ma sensibilmente rivolti alla necessità di dare voce all’unanimità ormai sepolta.

Che sia un migrante, che sia un emarginato, che sia la donna amata, per Buttazzo la sostanza non cambia: si ama perché si comprendono e si condividono la sorte, la caducità, le gioie e i dolori, i pregi e i difetti che l’uno apporta nella vita dell’altro. Tutto è reciprocità e scambio.

“Ti seguii per le rotte” è un inno alla ricerca, perché quando il senso comune si appiattisce, è allora l’individuo che deve cercare la sua “natura” e la “sua ragion d’esistere”. Essendo tutto un gioco al massacro, in cui non c’è che lotta senza tregua, bisogna trovare in sé “il miglior mondo possibile”. La consapevolezza di Buttazzo è una: nessuno può vincere da solo.

I suoi versi sono rivolti a “noi”, l’Io è tenuto lontano; egli è solo l’esecutore di una volontà più alta, ideale e utopica, che è forse irraggiungibile ma alla quale bisogna pur credere. È un “dovere” kantiano quello di Buttazzo, in cui la poesia è fine, non mezzo, per sottolineare la necessità di un ritorno a uno stato di umile convivenza con la natura delle cose.

Tuffarsi in queste pagine, anche tra i componimenti in cui si avverte quel pessimismo che a volte compare negli spiriti più combattivi, vuol dire assaporare una poesia che sa essere crudele e delicata. Di abbondante vi è l’empatia, anche nelle sue accezioni negative.

Ti vedo/di là del sogno./Ti scorgo/che ti muovi leggiadra./Ho speso/tanto tempo/per ricucire ferite,/ho bestemmiato/per non essere più solo./Contumelie al cielo/ho urlato,/ho nutrito la precarietà/con una buona dose/di vita vissuta./T’ho scovata/stamane/t’ho sentita/nel volo fitto fitto/del passero lirico./Ora ti trovo/di là del sonno/non sei sogno/ma musa che danza/nel mio recondito giardino.

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