Se ritieni che sia giusto di Pasquale Allegro

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Se ritieni che sia giusto” di Pasquale Allegro, Arkadia Editore, 2025
Come raccontare di un padre che ha deciso di porre fine alla propria vita? Come può riuscirci un figlio, che tra mille domande non può fare altro se non darsi poche sbiadite risposte? Gira tutto intorno a questo “Se ritieni che sia giusto” di Pasquale Allegro. Lo scrittore calabrese firma un romanzo che con una prosa delicata e penetrante prova a mettere ordine tra ricordi ed emozioni. L’obiettivo è la riconciliazione.
Marco, sognatore sia da bambino che da adulto, scandaglia il male di vivere di suo padre Alberto, uomo conquistato dal dolore, mosso dall’irrequietezza, marchiato da una oscura sofferenza che ha provato a sedare con l’alcol. Eppure, per il figlio, se non tutto è perdonabile, allora ogni cosa ha bisogno di essere compresa.
Davanti alla tragedia della morte tutte le cose vengono messe a nudo, apparendo parte della stessa sostanza. Non si può giudicare solo con quella divisione di comodo tra “ciò che è bene e ciò che è male”. Bisogna avere il coraggio di addentrarsi, di analizzare, di purificare gli errori. D’altronde la morte mette davanti a questa “verità”: ogni esistenza porta con sé i suoi tormenti.
“Se ritieni che sia giusto” è come un monologo che scende in profondità, in cui il bilancio non è né triste né gioioso, in cui nulla si chiarifica attraverso un giudizio. È riflessivo lo scrittore calabrese. Il suo Marco è un narratore disincantato, pacato, ma pur sempre severo, perché racconta le cose per ciò che sono. Nella sua ricostruzione non ci sono né ferocia né buonismo, ciò che si manifesta nella sua memoria viene distillato.
Allegro quindi è essenziale, come sempre lo è stato nei suoi libri. Ripete i concetti per aprire a nuove domande e a riflessioni ulteriori. Si spinge oltre perché c’è qualcosa di “filantropico” nella sua scrittura: l’uomo non è un ideale, ma è la vita e da essa viene plasmato; la sua natura non è frutto di una morale o di un’etica, ma è la sintesi delle caratteristiche che animano l’ambiente nel quale ha vissuto. Il suo status dipende da qualcosa che sta in terra, anche se aspira al cielo. Ma quanto è dolorosa la strada per la purificazione. In sostanza, prima del cambiamento, o della redenzione, ciascuno va accettato per ciò che è.
“Se ritieni che sia giusto” quindi è un romanzo che già dal titolo ci pone davanti a un dilemma. Le scelte di Alberto sono la sua unicità; il modo in cui Marco le racconta sono solo una delle interpretazioni possibili a cui ci si può attenere. In questo groviglio esistenziale, in cui a dialogare sono un padre e un figlio, nel mezzo del quale la memoria può solo apparecchiare una tavola amara, le parole si fanno mezzo. Consce che non ci sono soluzioni ma solo dubbi, come tutte le volte che la morte ci strappa via improvvisamente qualcuno di caro.