Scrivi un romanzo dopo cinque lezioni di ballo

“Scrivi un romanzo dopo cinque lezioni di ballo” è un articolo di Martino Ciano, resoconto di una chiacchierata con un interlocutore in preda a una crisi di nervi. In copertina una foto di Giuseppina Biondi
Alcuni si chiedono cosa ci sia da scrivere visto che tutte le storie di terra, di aria, di acqua e di fuoco sono state inventate. Pure il buco del culo è stato tirato in ballo; e non l’ha fatto uno sconosciuto ma mister Kundera. Insomma, che novità ci sono? Bisogna tornare a immaginare alternative, farneticare utopie, rimodellare i classici come fanno gli pseudo-artisti del movimento Trap con le canzoni italiane degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso? Boh, chi lo sa! Intanto le penne fashion fioccano, vivacemente rimpastano cose già dette, già ascoltate, già metabolizzate, già sputate e vomitate, ma guarda un po’ vengono sempre pubblicizzate come innovative espressioni di una creatività figlia dei tempi. E sono proprio i grandi marchi che lanciano questi messaggi. Proprio loro che pubblicano sempre le stesse cose, andando a caccia di tendenze, mode e lettori ruminanti? Vero è che in Italia si legge poco, ma almeno quel poco spingiamolo verso la piccola-vera-indipendente-editoria. Fatto sta che qui si ferma la mia opinione, perché le altre righe sono il sunto di una conversazione semiseria avvenuta in una sera di fine autunno.
Scrivi un romanzo e poi fai qualcosa
Dopotutto ti senti parte di un club esclusivo nel quale ritrovi milioni di individui simili a te che pretendono di essere letti, logicamente cercando di leggere il meno possibile sia te sia coloro che hanno fatto la storia di quest’arte. Una scrittura geniale, potente ed evocativa apre mondi che solo tu conosci e che solo tu continuerai a bazzicare, ma solo perché gli altri se ne fottono. In qualche modo giungi alla pubblicazione, ma ognuno con i suoi mezzi, piccolo o grande che sia l’editore, deve portare avanti te e tutti gli altri. Alla fine sembra quasi che non sia importante cosa hai scritto, ma come viene pubblicizzato ciò che hai assemblato in estenuanti momenti di masturbazione solitaria. A un certo punto ti rendi conto che diventa una questione di marketing, di simpatia, di scambio. Sei uno slogan, un oggetto, un misantropo rinchiuso in uno spazio affollato. Ti viene anche detto: fai qualcosa su quei cazzo di social. Diventa un personaggio! E tu ci provi pure al ritmo del mantra “puoi, devi, e se fallisci è colpa tua”.
Scrivi un romanzo e poi apri un account di TikTok
Hai capito il meccanismo? Il gioco comunque ti piace. Qualche copia la vendi, qualche presentazione la riesci a organizzare, riesci pure a strappare un paio di dirette social o dei podcast. Accade anche che chi ha deciso di interloquire con te non abbia letto neppure il libro. Non ti ha chiesto né una copia cartacea né il Pdf, quindi hai risparmiato. Questo è il tipico caso in cui, per te, tutto è andato secondo la legge paradisiaca del “massimo guadagno con il minimo sforzo”. L’asso nella manica potrebbe essere la folle convinzione che tu sia destinato ad aprire le menti su TikTok. Il piano prevede di incarnare il tuo pensiero, di renderlo fisico e di sfondare le porte del cuore di chi ti guarda e ti ascolta. Avanti, c’è spazio per tutti. Ma ricorda: “puoi, devi, e se fallisci è colpa tua”.
Scrivi un romanzo e capisci che sei in una giungla
Capiti i meccanismi, noti che i risultati non arrivano e in te si consolida l’idea che “non hai speranza”. Ti hanno anche fatto credere che sei da Premio Strega, infilandoti nei primi 80 grazie a un “Amico della domenica” che doveva toglierti dalle palle, o ripagarti di qualcosa. Figurati, è vero che ci sono anche casi in cui l’amico ti stima e ha un elevato senso della giustizia, ma questi non sono requisiti che fanno vincere lo Strega, al massimo aumentano solo il grado di illusione. Ora, ribadito il concetto che non c’è più nulla da inventare, che ogni cosa è trita e ritrita e che anche l’intelligenza artificiale non riuscirà a fare meglio perché si basa su informazioni umane, tu vuoi continuare a scrivere. Sono d’accordo con te! L’importante è che tu abbia capito che bisogna penetrare in una sorta di bolla magica che lievita fino a decadere nuovamente su sé stessa: se fai qualcosa di buono hai bisogno di diverse approvazioni che con l’andar del tempo ti renderanno un sodale. Logicamente, a te che interessa solo l’acclamazione tutto ciò va benissimo.
Scrivi un romanzo e ammazzati
Potresti anche tentare questa strada: relegare la tua presunta genialità a una pietosa posterità. Con un gesto eclatante richiamerai le persone alle loro responsabilità, calcando la mano sull’indifferenza della società verso le anime sensibili del nostro tempo, di cui tu logicamente fai parte. Se hai fortuna, qualche giornalista potrebbe fare un’inchiesta su di te o, magari, potresti essere oggetto di una trasmissione televisiva strappalacrime in cui si parla dei disadattati con tanto di ex soubrette, psicoterapeuta tiktoker, criminologo e filosofo della scuola Tlon. Cazzo, pensaci, io già ti immagino seduto sulle nuvole mentre ti commuovi e convinci il Padreterno che, d’altronde, suicidarsi è servito a qualcosa. E poi chi lo sa, potresti conservare questa esperienza nel tuo inconscio e usarla a tuo piacimento in una delle tante reincarnazioni riparatrici.
Scrivi un romanzo e fottitene
Assodato che a te non piace questo meccanismo in cui devi assoldare un agente letterario, devi prendere un certificato della scuola Holden o un altro titolo equipollente, devi affiliarti a un circolo, ti costringe a metterti l’anima in pace: al massimo diventi un frustrato, ma la frustrazione si assopisce ed è comunque una forza che se ben incanalata ti fa diventare un esempio di coerenza e rettitudine; e credimi, di questi tempi, tali personaggi tirano, perché hanno anche un sacco di follower. Ok, mettiamo però il caso che tu voglia rimanere un “frustrato natural” che non si lascia drogare dalle fobie contemporanee, l’importante è che tu capisca che sei parte di un fallimento sociale enorme e che passata la moda dei fashion writer, anche tutto quello che ci starà in mezzo sparirà e nessuno se ne accorgerà. Cosa voglio dirti? Che siamo tutti dei falliti, anche io che scrivo, quindi mal comune mezzo gaudio. Tu però continua a scrivere, magari un giorno, quando sarai parte della materia oscura che sorregge l’Universo visibile, qualcuno scoprirà che sei esistito. Sai cosa mi piace dell’arte? Si conserva eterna solo a chi l’accoglie con naturalezza.