Voragine

Voragine

Racconto e foto di Martino Ciano

Rinvieni davanti alle mie mani, come se tu avessi perso il corpo e lasciato all’anima la possibilità di un’ora di aria. Leggiadra, preda del mare o del vento; nulla rimbalza o si fissa su di te. Tutto trapassa il velo diafano e indefinibile che aderisce su di te, mentre insepolta resta la tua richiesta di amore. 

Solo una voce sento e in essa si confondono le tonalità. L’oltre si infrange contro questa materia che blocca il pensiero, la possibilità di rompere la barriera della razionalità, il dubbio che mi perseguita ogni volta che spalanco la vista. Si fa impercettibile la perfezione di ogni forma. Mi accorgo allora di essere sulla terra, inchiodato all’asfalto, ancorato ai miei piedi, delimitato da un’ombra. Mi spaventa descrivermi, aumenta in me l’ansia per la resa.

Tendo il braccio, apro il palmo come se dovessi dare uno schiaffo… prendi la mano, porta sulle labbra i polpastrelli delle mie dita, leccali uno per uno. Non aver paura di quel sapore di menta che scivola lungo le labbra per entrare in gola, per terminare nello stomaco. Tutto falso, sei aria; è pensiero l’eccitazione, pura suggestione questa tensione di forze, perché noi esistiamo ovunque poniamo la mente, il cuore, il fegato.

Verrò a prenderti in carne e ossa, vegliando sul mio desiderio. Sarai balenata dai miraggi della notte, dalle mie orbite scavate e color fango. Ti ho modellata con le mani dell’onnipotenza, non per farti mia ma per essere libera di amarmi e torturarmi. Ho detto Apriti e ho starnutito sul muro. È di questo giorno il nuovo desiderio che si alimenta nel tuo riposo.

 

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