Le voci del mondo. Robert Schneider e il suo “chi dorme non ama”
Recensione di Giusi Sciortino. Foto: particolare della copertina di “Le voci del mondo” di Robert Schneider, Einaudi, 2006
Mi ricapita tra le mani questo Le voci del mondo di Robert Schneider (Einaudi, 2006), lettura frutto di un’incursione nelle mie amiche bancarelle e che adesso va a impreziosire la mia piccola biblioteca personale. Un romanzo questo che secondo me merita una riscoperta, presentato spesso come esponente nordico del realismo magico, dalla scrittura sì immaginifica, ma dallo stile chirurgico, ossessivo, ritmico, bernhardiano oserei dire, e dalle atmosfere cupamente grottesche che mi ricordano di più Günter Grass che non García Márquez, mia personalissima opinione.
Ci sarebbe da fare anche un discorso sul concetto di fantastico, tradizione ben radicata nella tradizione letteraria europea. A ogni modo, l’elemento portante del libro è l’amore viscerale per la musica (e infatti Schneider è musicista oltre che scrittore) unito a un’immaginazione cupa che approda sulle Alpi austriache ottocentesche intrise di magie e misteri, come l’incantesimo lunare secondo il quale: “Con la luna piena … due sono dall’angelo accoppiati, e due per la morte separati”.
Eros e Thanatos, dunque. In effetti, ritroviamo in queste pagine personaggi tenebrosi, grotteschi e vitali; del resto, come potrebbe essere altrimenti dato che “anche la più disperata delle passioni è più sopportabile della mancanza di passioni”? La ricerca di un amore impossibile diviene metafora dell’impossibilità di sottrarsi alle forze oscure, irrazionali della natura cui tutti gli esseri umani soggiacciono. Una visione romantica molto austriaca e tedesca questa.
E ancora: “Ogni speranza è senza senso. Nessuno si illuda di predisporre la realizzazione dei propri sogni”. Bisogna solo avere “la fede e la pazienza di aspettare che Dio mostri il tempo e l’ora”. Ma questo Dio è ben lungi dall’essere un’entità confortante, anzi: “è più forte perché ama ogni ingiustizia sotto il sole”. Il protagonista Elias, geniale e bestiale al contempo, che vive sulla propria pelle queste passioni, farà una scelta che lo renderà finalmente artefice del proprio destino, e cioè: visto che “Chi dorme non ama”, tanto vale perdere tutto, soprattutto il sonno, pur di non rinunciare ad amare e lottare.